Regione, prime critiche alla finanziaria M5s: «Reddito minimo? Solo uno spot»

Il primo allarme sui soldi che mancavano per chiudere il bilancio è del sei ottobre scorso. Oggi la strada per le soluzioni condivise con Roma rimane impervia. Parlando della finanziaria, Crocetta ha ripetuto l’ennesima giaculatoria scaramantica riguardo al fatto di poter chiudere i conti con il passato. Intanto la cosa certa riguarda i tagli lineari di quattrocento milioni di euro. Prevista in finanziaria una norma che riguarda il precariato con un incentivo di dieci anni previsto per i comuni che stabilizzeranno nel 2016. 

Il governo regionale ha presentato una bozza di bilancio confusa e fin troppo generica. Tra la difficoltà di trovare i 500 milioni che mancano e le soluzioni dal sapore di spot sulla riduzione della remunerazione dei burocrati e i sussidi ai poveri, si inseriscono le aspre critiche del deputato pentastellato Giorgio Ciaccio. Il taglio delle indennità dei dirigenti regionali – nella opinione comune, una risorsa su cui bisogna, e di parecchio, aggiustare il tiro – proposto dal governo regionale nell’ambito della finanziaria sembra una cosa senza capo né coda. Il capogruppo all’Ars del Movimento 5 stelle, non ha particolari dubbi in proposito. 

«Il taglio della parte variabile prevista del contratto, al dirigente che ha meno di sedici unità da coordinare – dichiara il deputato – non rappresenta un modo di affrontare la questione. Che ci sia un quadro generale del personale, in cui mettere ordine tra sprechi e privilegi, appare pacifico. Ma adottare una misura in questi termini – continua – non ha senso né sotto il profilo meritocratico né sotto il punto di vista della organizzazione del lavoro. Un modo superficiale di governare». 

Altro punto che fa saltare dalla sedia il capogruppo pentastellato è il reddito minimo. Nella bozza di finanziaria si parla di reddito minimo familiare destinato alle famiglie in povertà assoluta, cioè con un Isee inferiore a ottomila euro, sotto forma di soldi e voucher per servizi sociali come il pagamento delle utenze domestiche, delle tasse scolastiche o delle rette per gli asili, le tariffe del trasporto pubblico. Ma non si parla di cifre stanziate, la cui definizione è rinviata a data da destinarsi, cioè all’adozione del Piano regionale per la povertà. «Crocetta sa – sottolinea Ciaccio – che in astratto annunci di questo tipo equivalgono a uno spot. Senza certezze di cifre assegnate che senso ha farsi impugnare le leggi sulla pelle dei siciliani?».

La formazione del bilancio parte dunque con il piede sbagliato. Con le forze politiche di opposizione che mettono nel mirino Alessandro Baccei, l’assessore all’Economia artefice dei tagli che Crocetta si accinge a presentare alla pubblica opinione.


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