Nuovo rimpasto? Chi chiede poltrone la butta in poesia Sicilia Futura: «Guardiamo alla Sicilia con amore»

Fibrillazioni antiche e problemi realmente mai risolti. Una nota dei componenti del Pd di area renziana ieri sancisce la posizione di Davide Faraone: «Riteniamo opportuno partecipare ai lavori della giunta per onorare le importanti questioni poste all’ordine del giorno, nell’interesse della Sicilia». Lo dicono gli assessori regionali Anthony Barbagallo, Baldo Gucciardi, Alessandro Baccei e Vania Contrafatto, recuperato il rapporto col governo nazionale, condizione imprescindibile per continuare positivamente questa esperienza. 

La nota fatta circolare ieri giunge quando ancora i più distratti tra quelli che seguono gli aggiornamenti della politica regionale, che ormai per reattività e mutevolezza di scenari meriterebbe una chat ufficiale dedicata su whatsapp, non sanno ancora del nuovo muscolare tentativo di forzare gli equilibri. Il comunicato pone un chiaro avvertimento al presidente della Regione Rosario Crocetta. Se dovesse andare avanti dopo la nomina di Luisa Lantieri alla Funzione pubblica, il mal di pancia iniziale di Sicilia democratica diventerebbe una colica addominale estesa e fastidiosissima. Neanche il tempo di ripartire e si è meno che fermi

È bastata ieri una giornata di ordinaria follia con il traffico paralizzato dai forestali a ridosso delle strade che portano a Palazzo d’Orleans, per riunire la giunta che «per senso di responsabilità» ha dato corso ai provvedimenti che rendono possibile avviare l’iter che dovrà portare a incamerare i soldi della delibera Cipe che ancora non ci sono. Ancora Roma non dà il via libera, ancora i disagi non sono finiti. Peggio della bretella ricucita, peggio dell’emergenza del disastro idrogeologico, peggio dell’acqua che è mancata a Messina. L’emergenza dei soldi dei forestali in Sicilia flagella con una gravità ancora maggiore un esecutivo frastornato, dove gli impegni assunti in continuità con il passato rischiano di rendere definitivamente insostenibile una prospettiva di questo genere sui lavoratori forestali. Con il governo nazionale – che mal sopporta l’intera vicenda e non stravede per il governatore siciliano – aspetta solo che passi la piena delle prossime elezioni amministrative, per poi lavarsi le mani su questa legislatura

In oltre un mese di crisi solo le maniere brusche di questi lavoratori hanno fatto uscire dalla palude maggioranza parlamentare e governo. Persino Sicilia futura, dopo avere generato la polemica sul rispetto del mancato accordo da parte di Crocetta, l’ha messa in poesia: «Carissimo Presidente, mi chiamo Sicilia Futura, sono un giovane movimento nato con i sogni delle nuove generazioni, quelli della 3.0 che guardano alla propria terra con affetto, con amore, quelli che vogliono studiare per rimanerci nella loro terra e non andare via. Quelli che vogliono lavorare per gli altri, quelli che parlano di futuro ma che vogliono vivere un presente dignitoso, per loro e per le loro famiglie». Per poi concludere: «Carissimo presidente, mi dia lei allora una sola ragione per poter tornare a fidarmi di lei e potere tornare a discutere con i miei genitori e dire loro: “Cari genitori avete visto bene, avete scelto bene e noi siamo felici. Ma al momento così non è, si impegni». 

Il linguaggio colmo d’ironia suona quasi come una beffa per i lavoratori della Formazione professionale, quelli che fuori dalle orbite dei sindacati e della politica si sono solo trovati in mezzo alla rivoluzione di Crocetta, ma dalla parte sbagliata. Molti di loro hanno perso il lavoro e devono inventarsi una vita. Per loro, come per moltissimi altri il tempo per l’ironia è scaduto. Hanno la rabbia come segno particolare e la disperazione sul passaporto. Il cazzeggio della politica riempie ormai da settimane le cronache di chi si guarda intorno tra perplessità e imbarazzo. Forse adesso è il caso di smetterla.


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