Crocetta annuncia la nuova giunta regionale Possibile ingresso di Ncd, resa dei conti nel Pd

Dieci giorni, poi da due a tre. Certamente non un tempo indefinito. Questo annuncia, sarà il margine minimo che ci vuole per la nuova giunta regionale. Rosario Crocetta esce dall’angolo e rilancia, ricordando con l’azzeramento della giunta e la notifica oggi delle revoche agli assessori, che il presidente è ancora lui. Malconcio per i conti della Sicilia sull’orlo del default, maltrattato dalle impugnative che, con un ritmo senza sosta hanno fatto quasi da contraltare alle frane che hanno colpito l’isola e ai pronunciamenti dei tribunali amministrativi che nel 2015 hanno dato una lunga sfilza di esiti contrari all’amministrazione regionale, passando infine per i rimproveri della Corte dei conti. Nonostante tutto è lui che decide. Ancora. 

Toglie il tempo ai partiti. A cominciare dal suo. Crocetta irrompe nella giornata politica di ieri, dopo le esternazioni di domenica, annunciando prima a Fausto Raciti, segretario regionale del Pd e poi a Lorenzo Guerini che azzera tutto. Al primo non è rimasto altro da fare che ascoltarlo e prendere atto. Anticipo di tempi dunque, ma anche gioco duro su gioco duro, dopo che la componente renziana in Sicilia, per bocca di Davide Faraone fino a ieri ha dato giudizi poco virtuosi su un esecutivo inceppato, quasi quanto il dialogo istituzionale tra Palermo e Roma. Via dunque al balletto delle indiscrezioni, tra deleghe che ruoteranno, pesi specifici da ricomporre e visibilità da ricercare per i nuovi partiti che si affacciano alla finestra del nuovo governo. 

E soprattutto governo politico più che tecnico. Ruoli chiari, dunque e funzioni visibili. A partire da Ncd che potrebbe condividere da subito uno dei due posti che sino ad oggi ha avuto l’Udc. I centristi di Giampiero D’Alia confermano Giovanni Pistorio che potrebbe lasciare la Funzione pubblica, mentre l’area di Cardinale e degli ex di Lino Leanza potrebbe fare fronte comune con un rappresentanza di maggior peso. Inutile girarci attorno comunque, è dentro il Partito democratico che va trovata la quadra. Non solo perché su Faraone convergeranno tutte le responsabilità, («se esci tu esce tutto il Pd») il senso delle parole di Raciti al sottosegretario, ma perché occorre capire una volta per tutte come trovare l’ennesimo equilibrio utile nel partito di maggioranza relativa. 

Se i renziani dovranno mantenere tre postazioni in giunta con Gucciardi punto d’equilibrio del gruppo parlamentare all’Ars, Contrafatto che potrebbe diventare la designazione politica di Faraone, rimane da capire la posizione di Alessandro Baccei indebolito nel suo ruolo di raccordo istituzionale da un’intesa sui conti col governo nazionale che tarda a perfezionarsi. Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo con Bruno Marziano, gli altri big pronti a entrare nell’esecutivo, con qualche riserva a lasciare la poltrona di vice presidente dell’Ars da parte di Lupo, l’ex segretario regionale dei Dem che potrebbe dare spazio ad altri. Poi, meno probabile, ma non esclusa l’ipotesi del governo del presidente. Crocetta, preso atto che il Pd rimarrebbe fuori, andrebbe avanti con chi ci vuole stare, guadagnando, in un clima incandescente un altro anno di legislatura. Un destino un po’ misero per una rivoluzione che non finisce in gloria.


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