Stupri, omicidi, proteste: le bufale sui migranti Denunciato il gestore del sito Senzacensura.eu

Stupri, omicidi, violenze, richiesta di soldi da parte dello Stato, proteste in strada. I protagonisti sarebbero stati sempre immigrati, le vittime cittadini italiani. Notizie false. Il sito Senzacensura.eu soffiava sul fuoco, cavalcando le paure e sfruttando i social network per diffondere gli articoli. A gestire il portale è uno studente di 20 anni di CaltanissettaLa polizia postale di Catania lo ha denunciato ieri per istigazione all’odio razziale. Il giovane ha spiegato che lo ha fatto per aumentare le visite sul suo sito e ottenere di conseguenza più banner pubblicitari. «Non si tratta di un singolo articolo, ma c’è una reiterazione nel tempo e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari», spiega il dirigente della polizia postale Marcello La Bella. La segnalazione è partita da un giornalista di Catania. 

Dal momento della sua nascita, due mesi fa, il sito Senzacensura ha aumentato la sua popolarità. Centinaia, in alcuni casi migliaia le condivisioni delle notizie su Facebook e Twitter. Nonostante gli articoli fossero spesso pieni di errori e refusi e non avessero alcun riscontro su altri media, a eccezione di alcuni blog. «Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perché cristiano» è il titolo di un post pubblicato il 17 agosto che è stato condiviso da oltre 5mila persone su Facebook, nonostante siti che monitorano le bufale online avessero segnalato la non veridicità del fatto. In questo caso, come in tanti altri, il 20enne denunciato ha creato la notizia mischiando eventi realmente successi con elementi di fantasia: la persecuzione dei cristiani, con episodi di violenza come quello descritto, avviene davvero in Pakistan ad esempio. Stesso sistema adottato per un altro articolo di Senzacensura: «Quattro tunisini stuprano la moglie e poi uccidono il marito a sprangate». Secondo il portale la vittima sarebbe un italiano, tale Filippo Marchese, e il fatto sarebbe avvenuto a Palermo. Falso. Ma il drammatico episodio è stato davvero registrato a Ragusa, tra le serre dove braccianti tunisini e rumeni convivono fianco a fianco, spesso in condizioni di enorme disagio. E le vittime in questo caso è stata proprio una coppia di origine rumena. 

Finzione e realtà dunque mischiate in un mix di razzismo e xenofobia. Ma spesso le notizie erano completamente inventate e, nonostante l’assurdità dei fatti raccontati, ottenevano un grande seguito. Ancora a Palermo «Nigeriano stupra madre e figlia, il marito gli getta l’acido sul pene», notizia falsa condivisa da quasi mille utenti su Facebook. «Il Nigeriano – scrive il 20enne in conclusione del post – viene soccorso dal 118 per corrosioni gravissime alle parti intime,il marito della donna viene condotto in caserma e poi viene arrestato per tentato omicidio. Ovviamente il nigeriano dopo essere stato rimesso dall’ospedale è ritornato a piede libero in città pronto a commettere altri crimini mentre il padre sconta ancora la pena. A voi i commenti». 

O ancora, dopo le polemiche legate alla presenza dei richiedenti asilo a Treviso, su Senzacensura compare un’altra notizia falsa che cavalca uno dei tanti luoghi comuni sui migranti: la pretesa di soldi. «Sono due anni che siamo qua e se vogliono che ce ne andiamo, devono darci 1500 euro almeno altrimenti succede un vero e proprio bordello. Con 500 euro non riusciamo neanche a pulirci il culo», sono alcune delle frasi inventate e messe sulla bocca dei migranti. Parole che generano odio in cambio di pochi euro di pubblicità. Il sito stamani è ancora attivo, anche se alcuni articoli sono già stati disattivati. La polizia postale ha concesso alcune ore al proprietario per oscurarlo. 


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Lo ha fatto per aumentare i click e la pubblicità sul sito. Un 20enne di Caltanissetta è stato denunciato dalla polizia postale per istigazione all'odio razziale. Notizie false con extracomunitari protagonisti in negativo: dal 15enne bruciato vivo a Catania perché cristiano alla richiesta di 1.500 euro al mese. Guarda le foto

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