«Boss schifosi rovinano immagine Sicilia» L’appello di Alfano: «Politica recida ogni legame con mafia»

I passi avanti fatti e quelli da fare. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Palermo per partecipare ad un convegno dedicato a Paolo Giaccone, il medico ucciso da Cosa nostra nel 1982 tra i viali alberati del Policlinico del capoluogo siciliano che adesso porta il suo nome, disegna un bilancio. «Non si può dire che abbiamo vinto – ammette -, però rispetto a trent’anni fa le cose in Sicilia sono cambiate». Per il titolare del Viminale, infatti, la mafia «non è più quella di una volta», merito dello Stato, che «ha avanzato sempre nel contrasto alla criminalità organizzata e nel sequestro di beni criminali».

Ma se lo Stato «è più forte» oggi, occorre, però, «non abbassare mai la guardia». L’azione di contrasto deve essere condotta per Alfano a 360 gradi, «nelle istituzioni, nei partiti, nei movimenti politici». L’obiettivo deve essere lavorare per «recidere ogni più labile filo che leghi la mafia ancora alla politica». Il riferimento è alla recente operazione Agorà, che ha scosso Palazzo dei Normanni con l’arresto di due deputati e un ex parlamentare. Alfano ha ben chiaro che sono «gli schifosi mafiosi a rovinare l’immagine della Sicilia». Ma essere «un politico onesto» in Sicilia vuol dire, innanzitutto essere «antimafioso». «Il politico siciliano non può essere solo ‘amafioso’ – dice il ministro -. O sei antimafioso o non sei un politico onesto siciliano. Qui se vuoi essere un politico onesto parti dall’antimafia».

«La mafia non ha ucciso solo poliziotti e magistrati – dice Alfano -, ma anche medici e professionisti, come il dottor Giaccone, che si sono ribellati alla volontà di dominio e che hanno preteso di dire la verità rispetto all’estorsione di una bugia. Oggi siamo qui a ricordare quel sangue versato nelle strade e a dire che non è stato versato invano».

Ma nella mattinata palermitana del ministro dell’Interno c’è spazio anche per una riflessione sull’emergenza immigrazione. A Palermo una nave militare irlandese ha condotto 410 migranti, tra cui molte donne e bimbi. Un flusso di disperati inarrestabile per Alfano. Almeno fino a quando non sarà risolta la questione libica. «Abbiamo su di noi il peso del primato di essere campioni del mondo di umanità anche per omissioni altrui», ma adesso l’Europa e la comunità internazionale devono «realizzare ciò che fin qui non è stato fatto: la pacificazione libica, perché l’Italia e la Sicilia non possono pagare prima il conto delle bombe sganciate sulla Libia per destabilizzare e mandare a casa un regime negativo e dopo il silenzio della comunità internazionale». Senza quella pacificazione per Alfano l’emergenza migranti non si fermerà. Dunque, la sfida per la comunità internazionale oggi è «conciliare il salvataggio delle vite umane con il bisogno di certezza e sicurezza dei popoli europei». 


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