Ars, rimandato disegno di legge sull’esercizio provvisorio Senza relazioni tecniche, il dubbio è che manchino i soldi

Com’era nelle previsioni, la seduta di ieri del parlamento siciliano non ha prodotto molto. Appena il tempo per incardinare il disegno di legge sull’esercizio provvisorio per i primi quattro mesi di quest’anno – più due disegni di legge sui circa 24mila precari dei Comuni e sulle Camere di Commercio – poi tutti a casa. Se ne riparlerà il 7 gennaio. Il tutto nel quadro di una polemica, per ora dai toni velati, tra i deputati (di maggioranza e di opposizione) che vorrebbero approvare tutto e subito e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone chiamato a far rispettare le regole parlamentari.

C’è stato il tentativo, fallito, di trasformare il disegno di legge sull’esercizio provvisorio un una legge omnibus. Ma la presidenza dell’Ars ha bloccato tutto. In primo luogo perché lo stesso presidente Ardizzone, a inizio di questa legislatura, ha detto che non avrebbe tollerato leggi omnibus. In secondo luogo perché, in molti casi, il governo non ha presentato le relazioni tecniche ai disegni di legge. Le reazioni tecniche sono previste dal regolamento d’Aula e impegnano il governo (o i parlamentari che presentano disegni di legge che prevedono spese) a illustrare le fonti di finanziamento di una legge. Pena l’incostituzionalità del provvedimento legislativo.

Per la presidenza dell’Ars, con la recente sostanziale abolizione dell’ufficio del commissario dello Stato per la Regione siciliana, il compito è diventato più impegnativo. Perché la costituzionalità delle leggi approvate da Sala d’Ercole, d’ora in poi, verrà verificata dagli uffici di Palazzo Chigi, sede del governo nazionale. Da qui l’impegno del presidente del parlamento dell’isola a far approvare leggi con la copertura finanziaria certificata dalle relazioni tecniche.

Insomma, il 7 gennaio bisognerà capire che cosa succederà a Sala d’Ercole. Governo e Ars spingeranno per approvare non soltanto l’esercizio provvisorio, ma anche altri provvedimenti: un disegno di legge che prevede una spesa di circa nove milioni di euro per gli ex Pip di Palermo (già una prima legge per questi circa tremila lavoratori precari, con una spesa di due milioni di euro circa, è stata approvata poco prima di Capodanno), un disegno di legge per enti, associazioni e fondazioni della ex Tabella H; poi interventi per Sviluppo Italia Sicilia, Esa e i già citati disegni di legge sui precari dei Comuni siciliani e sulle Camere di Commercio. Più interventi in favore del Comune di Acireale che ha registrato danni a causa delle avverse condizioni atmosferiche.

Per tutti questi disegni di legge ci vorranno le relazioni tecniche. Riuscirà il governo a far quadrare i conti da qui al 7 gennaio? Il dubbio è che i soldi non ci siano. Con molta probabilità, bisognerà aspettare l’approvazione del mutuo da due miliardi di euro che governo e Ars dovrebbero far contrarre alla Regione (cioè alle famiglie e alle imprese siciliane, che pagherebbero per chissà quanti anni ancora Irpef e Irap ai massimi livelli). A rigor di logica, l’Aula prima dovrebbe approvare il disegno di legge sul mutuo (provvedimento che, con molta probabilità, passerà tra mille polemiche) e, poi, tutti i vari interventi di spesa. Solo che per approvare il mutuo l’Aula dovrà prima dire sì al disegno di legge sull’esercizio provvisorio, che contiene la deroga per consentire l’accensione del mutuo. Insomma, uno scenario parlamentare a incastro, che già dà luogo a polemiche.

Il vice capogruppo di Forza Italia all’Ars Vincenzo Figuccia rimprovera al governo di Rosario Crocetta di non aver approntato le relazioni tecniche. Mentre il capogruppo del Nuovo centrodestra democratico Nino D’Asero si rammarica del rinvio dell’approvazione dell’esercizio provvisorio. Anche se ricorda che, d’ora in poi, senza il commissario dello Stato, Sala d’Ercole dovrà stare molto attenta nell’approvare le leggi che, come ricordato, finiranno sotto la lente d’ingrandimento di Palazzo Chigi. In tutto questo il tempo passa. Siamo già a gennaio 2015 e non c’è ancora l’esercizio provvisorio. Il rischio è che, tirandola troppo per le lunghe, la cassa regionale rimanga bloccata per tutto il mese di gennaio. Con buona pace degli stipendi di dipendenti regionali, deputati dell’Ars e via continuando. 


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