Il Pd: sì al mutuo da 2 miliardi, ma riducendo Irap e Irpef Basterà il nuovo indebitamento con un buco di 5 miliardi?

Sul mutuo da 2 miliardi di euro sponsorizzato dal Governo regionale di Rosario Crocetta la confusione continua a regnare sovrana. L’ultima novità fresca fresca, emersa ieri sera al vertice tra i rappresentati dei partiti che appoggiano il Governo – vertice convocato alla presidenza della Regione – è che questo mutuo dovrebbe essere acceso riducendo le aliquote Irpef e Irap, oggi ai massimi livelli. Su tale ossimoro finanziario ieri si sono cimentate le intelligenze politiche siciliane del momento. 

A di là delle chiacchiere, le uniche cose certe, in questa fase politica, sono due buchi finanziari. Il primo, di cassa, pari a circa 5 miliardi di euro. Il secondo, di competenza, pari a 3 miliardi di euro. In queste condizioni il già citato mutuo da 2 miliardi servirebbe solo a far prendere un po’ di ossigeno a una Regione con le casse vuote. 

Al mutuo, però, si accompagna un retro-pensiero. Come mai Roma pressa per far indebitare ulteriormente la Regione siciliana? La risposta dovrebbe arrivare la prossima settimana quando, bontà sua, l’assessore-commissario all’Economia siciliana, Alessandro Baccei, consegnerà agli uffici dell’Assemblea regionale siciliana il Bozzone con Bilancio e Finanziaria 2015. A quel punto si capirà quanto, nel prossimo anno, il Governo nazionale di Matteo Renzi intende prelevare dai conti regionali con i soliti accantonamenti. 

Ricordiamo che, nel 2013, Roma ha preso dal Bilancio regionale 915 milioni di euro. Quest’anno – mettendoci dentro anche i circa 200 milioni di euro della sceneggiata degli 80 euro al mese – il Governo Renzi ha scippato dal Bilancio della Regione un miliardo e 300 milioni di euro circa. Sono stati questi due prelievi che hanno fatto saltare i conti – e soprattutto la cassa – della Regione.  

Dicono che, anche quest’anno, Roma non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare alla comodità del prelievo dai conti della Regione siciliana, che ormai è una sorta di bancomat di Palazzo Chigi. Si sussurra che il prelievo dai conti regionali, da parte del Governo Renzi, nel 2015, potrebbe essere pari a un miliardo e 200 milioni di euro. Da qui il retro-pensiero che si materializza nella seguente domanda: non è che Roma vorrebbe far indebitare di altri 2 miliardi di euro famiglie e imprese siciliane per poi prendersi un miliardo e 200 milioni di euro, lasciando la Sicilia a vivacchiare con 800 milioni di euro?

La domanda è legittima. Non si spiegherebbe altrimenti il perché l’attuale Governo regionale – espressione piena del Governo Renzi (ricordiamo che l’assessore Baccei è stato voluto proprio dall’attuale Presidente del Consiglio) – abbia cercato in tutti i modi di far approvare il mutuo addirittura prima di presentare il Bozzone con il progetto di Bilancio e Finanziaria 2015! Della serie, intanto fate ‘sto mutuo, noi ci prendiamo il miliardo e due e poi discutiamo (noi, ovviamente, sta per il Governo Renzi). 

L’operazione è stata bloccata dal Parlamento dell’Isola e, in particolare, dalla Commissione Bilancio e Finanze. Tant’è vero che la prossima settimana l’assessore Baccei e il suo nuovo braccio destro, il dottore Gaetano Chiaro – che si annuncia come il dirigente regionale destinato a sostituire, di fatto, l’ex Ragioniere generale Mariano Mario Pisciotta, messo da parte dal Governo – dovrebbero consegnare a Sala d’Ercole la manovra economica e finanziaria 2015. Insomma, la prossima settimana lo scenario dovrebbe essere più comprensibile. 

Ieri, come già accennato, alcuni parlamentari del Pd hanno messo le mani avanti. E hanno fatto capire all’assessore Baccei che il sovragettito di Irpef e Irap che grava su famiglie e imprese siciliane dal 2009 va smontato. Parliamo della maggiorazione di queste due imposte, appioppate ai siciliani dal passato Governo di Raffaele Lombardo nel nome del Piano di rientro del deficit della sanità. Finito il Piano di rientro, queste due aliquote, oggi ancora ai massimi livelli, avrebbero dovuto essere ridotte. Ma così non è stato.

Tra l’altro – a giudicare dai documenti finanziari che l’assessore Baccei, l’assessore Lucia Borsellino e il dottore Salvatore Sammartano hanno spedito nei giorni scorsi in Commissione Bilancio e Finanze – il Piano di rientro dal deficit della sanità sarebbe stato un bluff, una presa in giro, se è vero che la Regione (non si capisce ancora se dal 2001 al 2014 o dal 2006 al 2014) non avrebbe erogato alle Aziende sanitarie provinciali e alle Aziende ospedaliere della Sicilia circa 5 miliardi di euro.

Il buco – per la cronaca – è di 5 miliardi perché ai 4 miliardi visibili dalla lettura dei documenti c’è un altro miliardo di euro, in verità un po’ nascosto. Dovrebbero essere, dal quel poco che si intuisce, fondi che lo Stato avrebbe voluto erogare alle strutture sanitarie siciliane, facendo transitare queste somme dagli uffici della Regione. Qui – cioè negli uffici della Regione – questo miliardo di euro è arrivato. E si è fermato…

Quando le aliquote Irpef e Irap sono state maggiorate, portavano nelle casse della Regione circa 316 milioni di euro all’anno. Oggi, con molta probabilità, questo sovragettito dovrebbe essere ridotto, visto che dal 2012 ad oggi l’economia siciliana è precipitata nel baratro. In ogni caso, stando a quello che sarebbe emerso nel vertice di ieri, il Pd siciliano chiede la riduzione delle aliquote Irpef e Irap.

Per pagare le rate di questo nuovo mutuo – questa la posizione che sarebbe emersa ieri – basterebbe la clausola in base alla quale tale pagamento avrebbe la precedenza su altri impegni di spesa. 

Sul mutuo interviene anche il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone: «Prima di gravare la Sicilia di un ulteriore debito impegnandola per i prossimi trent’anni – dice Falcone – il Governo si chiarisca le idee al proprio interno verificando quali siano le vere esposizioni e con quali risorse reali farvi fronte. Tutto ciò dopo un confronto sulle vere capacità di Bilancio della Regione. Contestualmente, si affretti a portare il documento economico-finanziario in Commissione Bilancio per il dovuto esame».

           


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