Bilancio 2015? Nuovi sacrifici per i siciliani L’annuncio dell’assessore all’Economia, Baccei

L’impressione, in generale, non è stata negativa. Non è entrato nei dettagli, ma ha annunciato novità sostanziali rispetto alle gestione passate. Insomma, l’audizione del nuovo assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, andata in scena ieri nel corso di una seduta della Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, non è stata una mera formalità. 

Baccei – che tradisce un accento un po’ toscano – ha detto, tanto per cominciare, di sentirsi un assessore regionale e non un commissario inviato in Sicilia da Roma. Questo, ovviamente, dovrà dimostrarlo con i fatti. Ma in ogni caso, a giudicare da quello che ci hanno raccontato, è sembrato disponibile al dialogo. E, soprattutto, non si dà tutte le arie che si dava qualche suo predecessore, che pensava di essere Milton Friedman. 

Per quello che si è capito, il nuovo assessore conta di presentare il bozzone – cioè lo schema della manovra economica 2015 (Bilancio e Finanziaria) – nella prima o, al massimo, nella seconda settimana di dicembre. Magari assieme al Def, il Documento di economia e finanza. Se ne deve dedurre che la manovra non dovrebbe essere approvata entro il prossimo 31 dicembre. L’esercizio provvisorio, almeno per un mese, sembra nelle cose. 

Baccei ha anticipato, per grandi linee, quella che dovrebbe essere la manovra economica e finanziaria 2015. Che dovrebbe articolarsi su tre direttrici: 

1) nuovi sacrifici per i siciliani (e qui c’è da tremare, perché oltre ai 3 miliardi di buco provocati, in massima parte, dai prelievi forzosi del Governo nazionale sul Bilancio regionale 2013 e 2014, non si capisce che cosa Roma possa scippare ancora alla Sicilia);

2) utilizzazione dei fondi europei;

3) riforme di settore. 

L’ultimo punto lascerebbe presagire una Finanziaria omnibus con dentro le riforme strutturali. Sembra un po’ la falsariga di quello che sta succedendo a Roma. Dove Renzi prosegue come un rullo compressore sulle via di riforme molto contestate (basti pensare all’opposizione della Cgil e allo sciopero generale annunciato dai lavoratori per i prossimi giorni). 

La differenza è che, a Roma, Renzi può contare sull’appoggio strisciante di Berlusconi, mentre il Governo di Rosario Crocetta, all’Ars, nella votazione sulla mozione di sfiducia, si è fermato a 44 voti su 90, mettendoci dentro anche i voti del presidente della Regione e del presidente dell’Ars che, per bon ton istituzionale, non dovrebbero prendere parte alle votazioni. 

Insomma, fare le riforme strutturali senza una maggioranza d’Aula, con il presidente dell’Ars, onorevole Giovanni Ardizzone, che si dovrebbe rimangiare quello che predica da quando si è insediato (il presidente Ardizzone, fino ad oggi, ha impedito la trattazione di riforme strutturali durante la sessione di bilancio, sottolineando che tali riforme vanno fatte con leggi ad hoc) non ci sembra un obiettivo semplice. 

La novità annunciata dall’assessore Baccei riguarda lo stile di lavoro. Negli anni passati – soprattutto dal 2008 ad oggi – i Governi di turno si sono presentati in Assemblea regionale a novembre con un bozzone di Bilancio e Finanziaria che poi le Commissioni legislative di merito e la Commissione Bilancio cambiano a colpi di emendamenti. 

Il nuovo assessore ha detto che informerà gli uffici dell’Ars e i singoli deputati man mano che i tecnici del suo assessorato elaboreranno i vari passaggi della manovra. Annunciando di essere disposto ad accettare suggerimenti. Questo è un metodo di lavoro democratico e intelligente, che previene alla radice le polemiche, soprattutto nelle Commissioni legislative, semplificando il lavoro.

Per il resto, Baccei non si è sbilanciato. Sulla parte più importante – le risorse finanziarie – non ha detto una parola. Solo – come abbiamo accennato all’inizio – il passaggio sui nuovi sacrifici per i siciliani. 

Che dire? Che la manovra economica e finanziaria 2015 della Sicilia si annuncia complessa e difficile. La nostra sensazione è che l’assessore punti a cambiare la legislazione vigente, le cui spese non vengono più coperte dai fondi a disposizione della Regione. 

La partita, lo ribadiamo, è molto complessa, perché a creare i buchi al Bilancio della Regione non sono le spese, che negli ultimi due anni sono state tagliate sino all’inverosimile, ma i prelievi forzosi a carico dello stesso Bilancio regionale ai quali il Governo nazionale non sembra avere intenzione di rinunciare. 

A rischiare sono, in primo luogo, le categorie sociali deboli: i precari degli enti locali e della stessa Regione (che, nel complesso, sfiorano le 60 mila unità circa), i 24 mila operai della Forestale e i soggetti che usufruiscono della spesa sociale (che negli ultimi anni è stata ridotta nel silenzio generale). 

Per i forestali Governo e Ars potrebbero tentare di utilizzare le risorse comunitarie del Psr, sigla che sta per Piano di sviluppo rurale (del resto, i fondi del Psr 2007-2014 sono volati via in buona parte tra sprechi e clientele). Mentre per i primi – cioè per i precari – il punto interrogativo ci sta tutto. 

Ma altri tagli potrebbero arrivare sul personale della Regione e, in generale, in quasi tutti i settori della vita pubblica e della stessa Amministrazione regionale.       

  


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