Rifiuti, l’audizione del procuratore Zuccaro in Antimafia «Discariche in mano a soggetti collegati a clan mafiosi»

«Emergenza che sussiste per la scellerata scelta della Regione di non scegliere determinate cose». Se le parole del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, sul sistema rifiuti produrranno qualche effetto nel dibattito sull’emergenza che in Sicilia continua a tenere banco, costringendo giorno dopo giorno i cittadini a prendere confidenza con luoghi pubblici sempre più sporchi, lo si scoprirà. Certo c’è che la frase di Zuccaro, pronunciata nella parte iniziale dell’audizione davanti alla commissione nazionale Antimafia, tira in ballo quella che per molti è la causa originaria del problema che oggi sembra non avere soluzioni a breve termine: l’inerzia delle istituzioni, protrattasi per decenni, nella pianificazione delle strategie necessarie a gestire la spazzatura prodotta da una delle regioni più popolose d’Italia.

Zuccaro ha parlato di come il sistema sia infiltrato dalla criminalità organizzata. Il procuratore ha fatto riferimento alle discariche definendolo un «settore particolarmente redditizio, quasi per intero in mano a soggetti direttamente o indirettamente collegati a sodalizi mafiosi». Il capo della procura etnea, parlando delle province che ricadono nel distretto di competenza, ha ricordato le inchieste giudiziarie che nel corso degli anni hanno fatto luce sugli affari che la mafia ha nella gestione dei rifiuti: l’operazione Piramidi e i rapporti tra gli imprenditori di Cisma, Antonino e Carmelo Paratore, con la famiglia Santapaola, ma anche l’attivismo dei clan Cappello e Laudani colpiti dal blitz Gorgoni. Zuccaro ha menzionato poi le vicissitudini dell’impresa Tekra nel Siracusano, ma anche della gestione della discarica da parte di Sicula Trasporti, oggi sotto amministrazione giudiziaria ma prima in mano ai fratelli Leonardi, arrestati nell’inchiesta Mazzetta Sicula

Il tema della dipendenza dai privati, e di come in più di un caso siano emersi contatti tra questi e soggetti ritenuti legati alla criminalità organzzata, è stato tirato in ballo più volte anche dalla politica. Il presidente della Regione Nello Musumeci, per esempio, non è mancato di farvi riferimento. Un argomento utilizzato anche a sostegno della proposta di puntare sugli inceneritori. Da questo punto di vista, il governo regionale ha finora scelto la strada della finanza di progetto puntando sulla partnership tra pubblico-privato per dotare l’isola degli impianti che dovrebbero occuparsi del trattamento dell’indifferenziato. Una strada che a inizio anni Duemila aveva iniziato a percorrere il governo Cuffaro per poi fermarsi, per una serie di criticità comprese quelle riguardanti gli interessi che gravitavano attorno alla maxi-gara d’appalto.

Per il governo Musumeci, gli inceneritori dovrebbero essere realizzati a Gela e Catania, partendo dai progetti presentati da Asja Ambiente e A2A. Nel primo caso la proposta, che dovrebbe essere al centro della gara d’appalto, prevede l’uso di una tecnologia waste to chemical, con la produzione di idrogeno e metanolo dalla lavorazione dei rifiuti. «Il progetto presentato oggi a Gela non è in linea con i principi dell’economia circolare e in ogni caso attualmente non sono previsti in Sicilia impianti che utilizzano questa tecnologia. La nostra posizione è dunque nettamente contraria», ha commentato oggi il deputato regionale del Movimento 5 stelle Giampiero Trizzino, nel corso di una seduta di Consiglio comunale tenutasi nella città del Nisseno. «Senza una corretta programmazione il rischio – spiega Trizzino – è che la Sicilia diventi una hub dei rifiuti di mezza italia». 

Se il procuratore Zuccaro ha puntato il dito contro «la scelta di non scegliere», i cinquestelle contestano il tipo di scelte dell’attuale governo. «Le attenzioni di Musumeci verso Gela sono relative a inceneritori o impianti industriali che impattano sull’ambiente, la salute e l’economia del nostro territorio – dichiarano i deputati Nuccio Di Paola e Ketty Damante -. Gela e il suo comprensorio pagano già un’altissima incidenza tumorale, di malformazioni e malattie. Davvero la politica non ha imparato nulla dalla recente storia di questo territorio?»


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