LA NUOVA GIUNTA NON C’E’. ANCHE PERCHE’ IL GOVERNATORE, IL SENATORE E GLI ‘INDUSTRIALI’ NON VOGLIONO RINUNCIARE AI VECCHI ASSESSORI. DALL’ALTRA PARTE IL SEGRETARIO DEL PD, FAUSTO RACITI, FINORA, HA RETTO LA BOTTA. INTANTO GLI ESEGETI DEL DIRITTO PARLAMENTARE SONO AL LAVORO: COSA SI INVENTERANNO, QUESTA SETTIMANA, PER BLOCCARE I GRILLINI?
Come facciamo ogni lunedì proviamo a illustrare, per grandi linee, quello che potrebbe offrire la settimana politica e parlamentare della Sicilia che si apre oggi. Cominciamo col dire che non sappiamo quello che potrebbe succedere. Martedì scorso si è aperta ufficialmente la crisi del Governo di Rosario Crocetta. “In due giorni faremo la nuova Giunta”, dicevano. L’unica cosa che possiamo dire è che noi non abbiamo creduto alla veloce risoluzione della crisi. E che i fatti ci stanno dando ragione.
Il vero dramma di questo passaggio politico è che, invece di parlare di quello che sta succedendo in Sicilia – anche dentro gli uffici della Regione, che non hanno nemmeno i soldi per gestire i Musei – si parla del duello a distanza tra il PD siciliano e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e i ‘pupari’ del Governo.
Ieri sera abbiamo scritto un articolo illustrando la linea Maginot di Crocetta, rappresentata da Lucia Borsellino, Nelli Scilabra, Linda Vancheri e Salvatore Calleri. Il presidente della Regione non ne vuol sentire di cambiare questi quattro assessori.
Dall’altra parte, il segretario regionale del PD siciliano, Fausto Raciti, che ha chiesto l’azzeramento della Giunta, oggi non può tornare indietro. Sennò rischia veramente di uscire sconfitto da questo confronto.
Noi dubitiamo che una delle due parti faccia marcia indietro. Crocetta e i ‘pupari’ del Governo non rinunceranno mai alla gestione della sanità, della Formazione professionale dell’acqua, dei rifiuti e dell’Irsap, il ‘carrozzone’ controllato dall’assessorato alle Attività produttive (in realtà, Crocetta e compagni controllano anche l’assessorato al Lavoro con Davide Faraone: e dubitiamo che lo molleranno, anche perché, ormai, in Sicilia, i renziani di Faraone sono tutta una cosa con Crocetta e la sua ‘banda’).
Quello che non capiamo è l’atteggiamento di Lucia Borsellino. A noi capita spesso di criticare il suo operato. Ma lo facciamo ben sapendo che dietro di lei ci sono altri ‘personaggi’, politici e burocrati. E che lei, molte delle cose che vengono fuori dal suo assessorato (che poi sono le peggiori), le subisce. Perché Lucia Borsellino continua a mettere la sua faccia per coprire un Governo fallimentare? Mistero.
Secondo noi questa crisi di Governo presenta due vie: o Crocetta e i ‘pupari’ del Governo cedono (cambiando tutti gli assessori e cedendo la metà delle poltrone che vorrebbero tenersi), o la situazione si avviterà su se stessa.
E’ piuttosto semplice notare che lo stallo avvantaggia 5 milioni di siciliani e il PD, mentre svantaggia Crocetta e i ‘pupari’ del Governo, che sono finiti in un vicolo cieco.
Lo stallo avvantaggia i siciliani perché Crocetta, meno governa, meno danni provoca alla Sicilia. E’ chiaro che senza Governo la Sicilia precipita giù. Ma c’è una differenza di velocità: con Crocetta sulla plancia di comando precipita a cento chilometri l’ora; con il Governo Crocetta in crisi i danni si riducono, perché la velocità di caduta si riduce del sessanta-settanta per cento.
Ne consegue che il PD siciliano, anche per rispetto ai siciliani, non deve cedere, perché riduce comunque i danni di un Governatore dannoso.
Ma la settimana politica e parlamentare che si apre oggi – benché monopolizzata da una crisi di Governo che rischia di avvitarsi su se stessa – presenta anche altri scenari.
Bene o male, Sala d’Ercole si dovrebbe riunire. Per fare che cosa non l’abbiamo capito. Perché se la crisi di Governo rischia di restare bloccata, non sembra che, dalle parti dell’Aula, la situazione sia migliore. Anzi.
In teoria, domani dovrebbe andare in scena la mozione di sfiducia al Governo Crocetta presentata dal Movimento 5 Stelle. E sostenuta dal successo della manifestazione promossa ieri a Palermo da Beppe Grillo e da tutti i protagonisti, nazionali e regionali, del Movimento 5 Stelle.
Il successo della “Sfiducia day” – con la raccolta popolare di migliaia di firme – cade in un momento delicato. Con una crisi di Governo che, come già ricordato, sembra lontana da una soluzione.
A questo punto bisognerà capire che cosa farà il PD. Ci riferiamo, naturalmente, al PD ufficiale, quello di Fausto Raciti. Che faranno i nove parlamentari del Partito Democratico dell’area Cuperlo? Sosterranno il Governo con il quale non trovano un accordo per la ricomposizione della Giunta?
Con molta probabilità, assisteremo a qualche mezza sceneggiata. La scorsa settimana, di fatto, l’azzeramento della Giunta è servito non per fare un nuovo Governo – che infatti non c’è – ma per salvare dalla censura l’assessore Nelli Scilabra e, forse, anche l’assessore Linda Vancheri.
Che vogliamo dire? Che non escludiamo che, con il solito avallo della solita presidenza dell’Ars, venga fuori qualcosa per non far votare ai parlamentari la sfiducia al Governo. Non escludiamo che si inventino la tesi dell’impossibilità di votare la mozione di sfiducia a un Governo in crisi. Questi sono capaci di tutto.
D’altra parte, come dargli torto? Ve l’immaginate l’Assemblea regionale siciliana che respinge la mozione di sfiducia a un Governo regionale in crisi? La verità è che con Crocetta, con il senatore Giuseppe Lumia e con Confindustria Sicilia l’Ars sta ‘esplorando’ tutti i segreti dei regolamenti parlamentari…
La scorsa settimana il disegno di legge per far completare le giornate lavorative a una cospicua parte dei operai della Forestale è stato ritirato da Governo e Ars. A parole hanno detto che è stato rinviato a domani. In realtà, come abbiamo scritto la scorsa settimana, è stato ritirato.
Non poteva che finire così. Questo folle disegno di legge puntava a sbaraccare il fondo di rotazione della Crias (Cassa regionale per il credito agli artigiani) pari a 20 milioni di euro per pagare i forestali (19 milioni circa ) e il Ciapi di Priolo (un milione di euro).
Senonché l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Sicilia ha fatto sapere agli alti burocrati dell’Ars che il disegno di legge sarebbe stato ‘inchiummato’ (la dizione precisa è impugnato). Così Governo e Ars sono venuti a miti consigli e hanno ritirato un provvedimento palesemente incostituzionale.
Se proprio la dobbiamo dire tutta, Governo e Ars l’avrebbero voluto approvare lo stesso e scaricare la responsabilità del mancato pagamento degli operai della Forestale sul Commissario dello Stato. Ma il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, correttamente, ha impedito la ‘furbata’.
Così, in questa settimana, Crocetta e i capigruppo di Sala d’Ercole si dovranno inventare qualcosa per trovare ‘sti 20 milioni di euro.
Poi c’è l’elezione del vice presidente dell’Ars. Il centrodestra siciliano dovrebbe esprimere il candidato per questo posto. In realtà, tale incarico spetterebbe al Movimento 5 Stelle, che conta 14 parlamentari e non è rappresentato nel Consiglio di presidenza, una sorta di ‘Consiglio di amministrazione’ del Parlamento siciliano composto dal presidente, da due vice presidenti, dai deputati questori e dai deputati segretari. Ma la correttezza parlamentare raramente è stata di moda a Sala d’Ercole.
Siccome la poltrona era occupata da Salvo Pogliese, esponente di Forza Italia eletto al Parlamento europeo, dovrebbe andare ad un altro esponente di Forza Italia.
Da due mesi i due ‘geni’ di Forza Italia in Sicilia, il coordinatore regionale, Vincenzo Gibiino e il capogruppo all’Ars, Marco Falcone, cercano di ‘ammannire’ in tutte le salse la candidatura di Santi Formica. A quanto pare, negli anni della scuola elementare, Gibiino e Falcone dovevano essere molto bravi in aritmetica. Perché per sette o otto volte si sono accorti in tempo che i conti non tornavano e hanno evitato di mandare in Aula Formica a farsi ‘impiombare’. In questo, almeno in questo, sono stati bravi. Sanno contare.
In questo bailamme, ogni gruppo parlamentare del centrodestra presenta un proprio candidato. Che è un modo per dire che di votare Formica non ne vogliono sapere.
In questo caso gli scenari possibili dovrebbero essere tre.
Primo scenario: l’Ars prosegue con lo spettacolo che va in scena dall’1 settembre ad oggi: il dolce far nulla, in attesa che le forze politiche trovino l’accordo sul vice presidente.
Secondo scenario: le forze politiche trovano l’accordo, si va in Aula e si elegge il vice presidente.
Terzo scenario: la presidenza dell’Ars pone fine a una sceneggiata che dura da due mesi e impone la votazione: la prima votazione andrà a vuoto e la seconda votazione, al ballottaggio, eleggerà un vice presidente dell’Ars, qualunque esso sia.
Sembra incredibile constatare che a fine Ottobre – con la sessione di Bilancio aperta, sulla carta, già da un mese – della manovra economica e finanziaria 2015 non se ne parli nemmeno.
Si sa che ci sono 3 miliardi di ‘buco’. Si sa che i soldi dovrebbero arrivare da Roma. Non sarebbe un regalo, ma la parziale restituzione dei soldi che il Governo nazionale ha ‘depredato’ dal Bilancio regionale negli ultimi due anni.
La situazione è difficile. E c’è chi non esclude un possibile commissariamento della Regione siciliana.
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