Approda a Palermo Loro di Napoli di Li Donni Documentario sulla città, le migrazioni, e il calcio

Il suo lavoro lo ha sempre portato a cercare storie da portare sulla pellicola. Un giorno, nel 2013, gli capita per caso tra le mani un quotidiano, il Manifesto, e sfogliandolo si imbatte in un articolo che lo colpisce. Il regista palermitano Pierfrancesco Li Donni capisce subito che quella dell’Afro-Napoli United – una squadra di calcio nata a Napoli e formata da migranti, italiani di seconda generazione e napotelani doc – può essere l’occasione giusta per raccontare in un unico film il tema delle migrazioni in Italia, Napoli e il calcio, che nella città vesuviana è sentito alla stregua di una religione. Così contatta su Facebook la squadra e decide di andare a trovare i suoi componenti. Quando conosce Antonio Gargiulo, l’allenatore, capisce che quella è una storia con grandi potenzialità narrative, perché profonda e tridimensionale, e perché rappresenta una perfetta metafora del nostro Paese. Nasce così Loro di Napoli: Li Donni, attraverso le vite di quattro personaggi racconta lo scontro quotidiano tra un’integrazione ormai inarrestabile e le lungaggini e l’ostilità della legge italiana in un contesto difficile e problematico come quello della città partenopea.

Il sogno di Antonio è quello di portare i suoi ragazzi a calcare i campi dei campionati Figc, dopo anni passati a dominare nei tornei amatoriali contro le squadra blasonate dell’hinterland napoletano. Ed è proprio allora che il progetto si scontra con il muro di gomma della burocrazia sportiva e delle leggi italiane. Le resistenze hanno un nome, si chiamano permesso di soggiorno di lunga durata, certificato di residenza: gli ostacoli che impediscono ai giocatori dell’Afro-Napoli United di giocare a calcio nei campionati federali. «Si parla tanto di integrazione e processi inclusivi tra italiani e stranieri e poi per fare giocare dei migranti in dei tornei, non basta avere il permesso di soggiorno. I calciatori migranti devono avere per forza la residenza in Italia da almeno tre anni», spiega Li Donni. «Quando sono stato a girare a Napoli ho cercato di ascoltare il respiro della città, di inabbissarmi tra i vicoli del centro e della periferia, di sviscerare racconti di vita che non ruotassero solamente attorno alle tematiche razziali, perché l’integrazione a Napoli è già avvenuta: la città è così indietro da essere avanti. Rispetto a Palermo e ad altre città italiane c’è un’immigrazione più antica, più radicata. Durante le riprese mi sono accorto che in alcuni quartieri del centro storico, napoletani, migranti e italiani di seconda generazione parlano un loro dialetto, una lingua ibrida tra creolo e napoletano».

Loro di Napoli, prodotto da Own Air in associazione con Minollo, è un film che avuto un lungo periodo di lavorazione. Le riprese sono durate da settembre 2013 a giugno 2015. «Durante il primo anno – continua Li Donni – ho seguito il campionato e ho fatto tanta osservazione. Stavo ore nelle case delle persone e a volte non succedeva nulla. Nel secondo anno ho lavorato anche di ricostruzione perché Loro di Napoli è un film ibrido, un lavoro tra il documentario puro e il cinema di finzione».

La cultura del documentario in Italia è sempre più diffusa, ma rimane ancora difficile fare entrare in circuito i film, così anche Loro di Napoli ha una distribuzione porta a porta. «Siamo in tour per adesso», aggiunge Li Donni. «Dopo aver vinto la sezione Panorama italiano del Festival dei Popoli di Firenze, adesso siamo in giro per le città italiane: Roma, Milano, Parma, Napoli, Palermo, Bari, Lecce, Perugia. In Francia, il film è andato benissimo, dopo aver vinto il Tèlèrama Prize, al Fipa di Biarritz, siamo stati invitati due volte a Parigi». Loro di Napoli sarà Palermo lunedì 6 giugno alle 20.30 al Rouge et Noir e alla fine di giugno tornerà per il Sole Luna Doc, festival per il quale è stato selezionato come film in concorso.

E a proposito di similitudini tra le due città, quella partenopea e il capoluogo siciliano, Li Donni afferma: «Napoli è una Palermo all’ennesima potenza, vulcanica nel vero senso della parola. Dispiace che una città così bella e viva, sia vittima delle guerre tra i clan della camorra. A volte mi sembra di rivedere le dinamiche delle guerra di mafia che noi abbiamo vissuto negli anni 80».

Alessia Rotolo

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