Secondo giorno di protesta sul tetto dello stabile di via Franchetti per i lavoratori dell’ente di formazione Anfe, Associazione nazionale famiglie emigrati. La delegazione che ha avviato un tavolo con l’assessore regionale Nelli Scilabra a Palermo ha ottenuto lo sblocco di due mensilità sulle 20 spettanti ai circa 180 dipendenti. C’è però il rischio che i pagamenti vengano dirottati ai creditori che hanno già ottenuto dal tribunale i decreti ingiuntivi. «Forse una parte verrà assorbita dai fornitori, perché hanno la priorità», spiega uno dei dipendenti della sede di Caltagirone, Alessandro Gullè. La questione dipende dalla gestione dei pagamenti: non effettuata direttamente dalla Regione ai propri dipendenti, ma dallo stesso ente che riceve i fondi da Palermo.
I soldi ottenuti grazie alla vertenza, dunque, potrebbero essere bloccati in favore di quanti hanno avviato il percorso di recupero del credito vantato nei confronti dell’Anfe. «Indirettamente stiamo lottando anche per loro. Noi chiediamo che vengano istituiti due conti separati, uno per la gestione delle spese e uno per i dipendenti», afferma a nome dei colleghi Gullè. In questa maniera, i fondi destinati ai lavoratori non potrebbero essere utilizzate per pagare i debiti e si otterrebbe un maggiore controllo delle spese. «La Regione chiede trasparenza, è giusto», continua AlessandroGullè. Soprattutto dopo le indagini che hanno riguardato proprio l’Anfe assieme ad altri tre enti di formazione per una truffa milionaria. «Noi non vogliamo entrare nel merito, siamo fiduciosi di quanto farà la Procura – aggiunge – Vogliamo solo essere pagati secondo le modalità concordate tempo fa dai sindacati e dall’assessore».
Sfumata l’ipotesi di un incontro proprio a Catania con l’assessore Scilabra, la protesta proseguirà a oltranza. «Siamo in assemblea permanente a tempo indeterminato e i colleghi sono ancora sul tetto», spiega Gullè. «Resteremo fino a quando non verranno mantenute le promesse».
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