La legge c’è. Ma resta al palo. Sala d’Ercole l’ha approvata esattamente un anno fa: il 29 aprile del 2014. Con un obiettivo: completare in due anni la mappatura in Sicilia di tutto l’amianto esistente per procedere, poi, alla sua eliminazione entro il terzo anno. Eppure nella Regione sarebbero 50 milioni i metri quadrati di tetti in eternit non rimossi sospesi sulle teste dei siciliani. Centinaia di migliaia di tonnellate di fibra killer ancora presenti in edifici pubblici, scuole e abitazioni private. Una stima al ribasso, effettuata sulla base dei dati di commercializzazione del materiale, dal momento che nell’Isola non è ancora stato fatto un monitoraggio, né sono stati creati sistemi di smaltimento. Di più. La Sicilia è una delle regioni d’Italia a non avere siti di stoccaccio o discariche con la conseguenza che i manufatti di amianto dismessi e inertizzati sono inviati all’estero, in particolare in Germania, con un ulteriore aggravio dei costi.
Negli ultimi 5 anni nella Regione sono state rimosse 13mila tonnellate di amianto in appena 90 interventi e si stimano un centinaio di morti l’anno per neoplasie legate a questo materiale. «La legge regionale del 29 aprile del 2014 – spiegano dalla Cgil siciliana che, nella Giornata mondiale sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro, ha tenuto una conferenza stampa nella sua sede a Palermo, sull’argomento – è ambiziosa e persino presuntuosa in alcuni passaggi». In particolar modo, per il sindacato, lo è laddove indica la scadenza delle varie attività, che, infatti, «non sono state rispettate né lo potranno essere, anche se fatte con la solerzia, di cui la nostra macchina burocratica non ha dato segni».
«La bonifica – ha spiegato Francesco Cantafia del dipartimento Salute e sicurezza del sindacato – richiede impegno e risorse. Basti pensare che l’Europa, che ha previsto l’eliminazione totale dell’amianto entro il 2028, ha stanziato 300 milioni per incentivare la dismissione, a fronte di un impegno finanziario della Regione, pari a 20 milioni di euro lo scorso anno e a zero per l’anno in scorso. L’unico atto che ha compiuto qualche giorno fa Palazzo d’Orleans – ha concluso Cantafia -, è l’approvazione delle linee guida per l’accertamento da parte dei Comuni».
«Vogliamo lanciare una vertenza sicurezza – ha aggiunto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro -. Da subito il sindacato chiederà ai propri Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ndr) di fare un monitoraggio, a partire dalle scuole, ma anche dai siti industriali più a rischio (Gela, Priolo, Augusta, Milazzo e Biancavilla) per conoscere lo stato dell’arte e potere sollecitare gli interventi necessari». Ma la ricetta del sindacato passa anche dall’impiego dei precari dei Comuni per la mappatura e per raccogliere le denunce dei cittadini e dalla creazione di mini discariche comunali pubbliche.
«Un’operazione – ha assicurato Cantafia – che azzererebbe i costi dal momento che non è mai stato costruito l’impianto per la dismissione previsto dalla legge regionale». La Cgil ha anche avviato una collaborazione con l’Associazione nazionale vittime dell’amianto e, soprattutto, chiede alla Regione di «dare corso agli adempimenti della legge, a partire dalle mappature, utilizzando poi i fondi europei per le bonifiche».
Oltre 20 anni fa l’Italia lo ha messo al bando. Con la legge nazionale 257 del 27 marzo 1992 ha stabilito il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto e prodotti contenenti amianto. Eppure secondo i dati del ministero del Commercio estero indiano il Belpaese nel 2012 ha importato 1.296 tonnellate di fibra killer, risultando il maggiore importatore mondiale di eternit dall’India.
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