La decisione è stata presa dai giudici della Terza sezione della Corte d'Assise di Appello di Catania e riguarda il 47enne accusato di avere ucciso tre persone tra il 2014 e il 2016 iniettando aria ai pazienti così da causarne la morte
Ambulanza della morte, ergastolo confermato per Garofalo Era imputato per omicidio aggravato dal metodo mafioso
Confermato l’ergastolo per Davide Garofalo, 47 anni, a conclusione del processo di secondo grado per omicidio aggravato ed estorsione aggravata dal metodo mafioso scaturito dall’inchiesta Ambulanza della morte. A pronunciarsi sono stati i giudici della Terza sezione della corte d’Assise di Appello di Catania. Garofalo, in qualità di barelliere, era accusato di avere ucciso tre persone tra il 2014 e il 2016. Le vittime erano pazienti gravi. Garofalo, secondo l’accusa, avrebbe iniettato aria nelle vene per causarne il decesso.
L’inchiesta scaturì da un servizio del programma Le Iene. La tecnica, secondo quanto contesta la Procura etnea, era quella di iniettare aria così da causare un embolia gassosa per poi sostenere che la morte fosse avvenuta per cause naturali. Tutto sarebbe avvenuto nella consapevolezza che i decessi avrebbero comportato maggiori introiti per il servizio di trasporto, comprensivo di vestizione della salma. Il denaro veniva poi diviso tra i clan di Biancavilla e Adrano. A dare la notizia dell’ergastolo per Garofalo è stato il quotidiano La Sicilia. Sul caso indagarono i carabinieri di Paternò e del comando provinciale di Catania. A esprimersi sulla sentenza anche il Codacons. L’associazione che difende e tutela i consumatori, in questi anni, ha difeso i familiari delle vittime. Con la sentenza di oggi, sempre secondo quanto riferito dal Codacons, cade solo un’aggravante su uno dei tre omicidi commessi che ha permesso a Garofalo di beneficiare della riduzione dell’isolamento a undici mesi, in primo grado previsto per un anno e due mesi.
A dicembre scorso Agatino Scalisi, il secondo barelliere finito nell’inchiesta, è stato condannato a 30 anni. Scalisi è giudicato per un solo episodio, ovvero quello della 80enne Maria Giardina, avvenuto ad aprile del 2014. Sempre a dicembre il gup ha accolto le richieste di parte civile avanzate da Luca, Orazio e Giuseppe Arena, titolari dell’agenzia funebre per la quale Scalisi prestava servizio occasionale, dall’associazione antiracket e usura Libera Impresa, e poi ancora dal Comune di Biancavilla, il Codacons, l’associazione Aima e l’Asp di Catania.