Ambulanza della morte, a dicembre parte processo L’adranita Garofalo andrà a giudizio per tre omicidi

Il processo inizierà il 18 dicembre 2018 davanti alla corte d’Assise del tribunale di Catania. È questa la decisione del giudice per l’udienza preliminare Giovanni Cariolo su Davide Garofalo, cittadino adranita coinvolto nel caso dell’ambulanza della morte. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dal pubblico ministero Andrea Bonomo anche per Agatino Scalisi, che ha scelto il rito abbreviato e la cui posizione sarà valutata il 4 aprile 2019. L’accusa riguarda quattro omicidi che sarebbero avvenuti con iniezioni d’aria nelle vene. Le vittime sarebbero state persone in fase terminale, appena dimesse dall’ospedale di Biancavilla e trasportate con un’ambulanza privata nelle rispettive abitazioni.

Scalisi, denunciato a piede libero, è accusato di un solo omicidio. Più delicata è, invece, la posizione di Garofalo, detenuto a Bicocca, a cui la procura attribuisce tre uccisioni. L’uomo, assistito dall’avvocato Turi Liotta, è stato rinviato a giudizio e sarà processato con rito ordinario. I due adraniti, assieme a M. D. (per il quale è in corso un procedimento a parte), sono anche accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni della famiglia biancavillese titolare dell’agenzia di pompe funebri e proprietaria dell’ambulanza su cui sarebbe avvenuta la soppressione dei malati terminali. I tre avrebbero usato il mezzo sanitario dopo avere fatto ricorso alle minacce.

L’ambulanza della ditta sarebbe finita nelle grinfie dei componenti di due clan mafiosi: da una parte la cosca Mazzaglia Toscano Tomasello di Biancavilla e dall’altra i Santangelo Taccuni di Adrano. Due famiglie mafiose che avrebbero deciso di unire le forze per sfruttare nel modo migliore il settore. Si sono costituiti parte civile quattro familiari di una sola vittima, il Comune di Biancavilla, l’Asp, l’associazione antiracket Libera impresa, il Codacons e i titolari dell’agenzia di pompe funebri. Il caso dell’ambulanza della morte fu svelato dalla trasmissione televisiva di Italia 1 Le iene. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo dei presunti assassinii sarebbe stato di vendere i funerali alle associazioni criminali, tramite agenzie funebri compiacenti che avrebbero pagato 300 euro per ogni morto.


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