All’Albergheria il mercato dell’usato e del libero scambio «Si legittimerà il suo ruolo di ammortizzatore sociale»

«Una legittimità e un’utilità diversa, riconosciuta e istituzionalizzata». Godrà soprattutto di questo il nuovo mercato dell’usato e del libero scambio all’Albergheria. Un passo in avanti che porterà a guardare finalmente con occhi diversi uno dei luoghi più storici della città. Ne è convinto Francesco Montagnani, antropologo toscano che lavora per l’università di Manchester ed è a Palermo per fare ricerca sul campo. È lui uno dei primi a proporre di creare un gruppo di lavoro che studi la realtà dell’Albergheria. «Il quartiere mantiene allo stesso tempo la sua tradizione mercantile e la sua tradizione popolare, dall’altro lato il percorso di regolamentazione e formalizzazione del mercato farà sì che il ruolo che il mercato ha di ammortizzatore sociale sia per chi vende che per chi acquista diventi un ruolo istituzionalizzato – spiega -. Uno dei problemi dell’area era proprio questo, mancava lo strumento per essere ascoltati dall’amministrazione pubblica, per i residenti, per i venditori, per gli attivisti, per le associazioni. Nessuno all’Albergheria riusciva mai a farsi sentire».

Invece questo tipo di percorso, iniziato a marzo 2017, farà sì che con l’ultima delibera ci sia proprio questo strumento, «affinché tutti, venditori, residenti, associazioni, abbiano un canale preferenziale per la comunicazione con l’amministrazione – continua -. Il punto di partenza del percorso è quello di dire che non sta alle associazioni del territorio occuparsi di certe cose, tipo del fatto che alcuni venditori abbiano obiettive difficoltà a procurarsi qualcosa da mangiare alla sera, non è questo il loro ruolo. Lo è rendersi conto che chi il mercato lo fa e lo vive faccia esperienza quotidiana di povertà politica, di una mancanza di rappresentazione e di legittimità di un percorso politico. Il processo e le delibere portano esattamente a questo», dice con soddisfazione. La stessa che si percepisce nelle parole di un altro protagonista di questo percorso avviato ormai da tempo, Massimo Castiglia, presidente prima circoscrizione.

«Le linee guida permetteranno a un soggetto di poter esercitare questo mercato in maniera regolata, con dei passaggi pubblici di concessione, una cosa sperimentale, e finalmente una risistemazione anche delle aree interne che verranno riqualificate». Un percorso di riqualificazione e di partecipazione reale, sostiene, che va avanti da tre anni e che ora entra nella fase di sperimentazione concreta. «La prossima settima sarà registrata l’associazione dei venditori dell’Albergheria, che nasce con una forte sollecitazione della circoscrizione ma non solo, anche del gruppo di lavoro che ha incontrato i venditori – spiega il presidente -. Ci sono già circa 70 iscritti, alcuni sono residenti. Aspettavamo con molta frenesia l’arrivo di questa delibera, l’amministrazione comunale sostiene questo processo. Il territorio risponde bene perché è cambiato l’approccio verso queste realtà, prima si diceva “quando se ne vanno?”, riferendosi ai mercatari, mentre ora la domanda è “quando si regolarizzano?”. Siamo sulla strada giusta, con un processo coerente e doveroso».

Un’idea, quindi, che si inserisce a pieno titolo nel percorso di valorizzazione del quartiere avviato ormai anni fa, e che ha visto impegnati sul campo l’amministrazione e le associazioni attive sul territorio, Sos Ballarò in testa. Impegno, il loro, che mira alla rinascita e regolarizzazione del mercato storico, alla sistemazione e al recupero di alcuni spazi pubblici, a un ritrovato decoro urbano e al coinvolgimento della popolazione del quartiere. Questo progetto punta anche a realizzare altri ambiziosi obiettivi. Come quello di trovare soluzioni sempre più adeguate al ripristino della legalità e di conciliare i diversi interessi della collettività: dal garantire un lavoro ai cosiddetti venditori per bisogno al benessere dei residenti, e ancora igiene e ordine pubblico e sviluppo del territorio. Ma alla base c’è anche la necessità di dare una risposta concreta alla condizione di estrema povertà delle persone che vendono merce usata; così come il fatto anche che il mercato dell’usato potrà essere considerato una forma di incentivazione alla prevenzione del rifiuto e, quindi, all’estensione del ciclo di vita degli oggetti nell’ottica dell’economia circolare.

A lavorare a fianco dell’amministrazione comunale per la realizzazione delle fasi del progetto ci sono stati anche alcuni soggetti esterni, dall’istituto Arrupe all’istituto Don Calabria, e ancora il centro diaconale La Noce e l’associazione Spondè. Oltre ai rappresentanti della prima circoscrizione, le società partecipate come la Rap, la municipale, l’assemblea Sos Ballarò e i dipartimenti di Architettura e Giurisprudenza di Unipa. È nella seduta dell’11 aprile 2019, invece, che sono state definite le linee guida per il funzionamento del nuovo mercato dell’usato e del libero scambio, individuando come prima cosa l’area in cui il mercato verrà effettivamente allestito e i parcheggi in cui poter lasciare l’automobile. Area in cui ricade anche piazza Napoleone Colajanni, in attesa di riqualificazione. I primi sei mesi dall’attivazione rappresenteranno una sorta di sperimentazione, prorogabile fino all’approvazione di un regolamento ad hoc da parte del consiglio comunale. Fondamentale sarà anche la creazione di percorsi virtuosi in sinergia con Rap e gestori, e un monitoraggio costante da parte della municipale durante la fase iniziale di sperimentazione. Il progetto, è bene ribadirlo, non comporta alcun onere diretto o indiretto sul bilancio comunale, le spese di ogni gestore dovranno essere a carico dei partecipanti al mercato.

Lo scambio, all’interno, potrà riguardare arredi, piccoli elettrodomestici propri o donati da terzi di poco valore, e si pone come una possibile risposta alle sfide poste dall’inclusione sociale ed economica dei soggetti più svantaggiati. L’idea è anche quella di gettare le basi per una nuova economia non più fondata sul concetto di consumismo estremizzato, attribuendo al mercato dell’usato finalità culturali, di educazione e tutela ambientale. Tentando di fornire anche una risposta concreta alla condizione di estrema povertà, marginalità e vulnerabilità dei soggetti coinvolti nel mercato, in modo che anzi proprio loro diventino il fulcro di questo nuovo percorso. Riconoscendo una dignità a tutti quei lavoratori che hanno svolto l’attività di vendita in maniera irregolare a causa del bisogno. In campo ci saranno anche progetti lavorativi, workshop formativi, attività collaterali di animazione territoriale, educativa, culturale, sociale e politica e l’inserimento nella rete nazionale degli operatori dell’usato.

I partecipanti al mercato dovranno versare un canone giornaliero per l’assegnazione del singolo stallo come contributo alle spese che il gestore dovrà sostenere e comprensive del canone per il suolo pubblico, la tassa per la raccolta dei rifiuti e i costi di riorganizzazione. In tutto sono previsti circa 300 stalli (tre metri per due ciascuno per l’oggettistica, quattro per quattro invece per i mobilieri) di cui il 95 per cento da assegnare ai venditori per bisogno abituali, mentre il restante cinque per cento andrà a tutti gli altri. L’allestimento degli stalli andrà dalle 6.30 alle 7.30, mentre le merci non potranno essere tolte prima delle 12 né oltre le 14, orario di chiusura del mercato, che sarà attivo dal martedì alla domenica.

Silvia Buffa

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