Dopo Steve McCurry e la mostra fotografica World Press Photo tocca a Henri Cartier Bresson: Palermo si conferma la città della fotografia e, dopo lo straordinario successo della mostra dedicata al maestro statunitense, la Galleria D’Arte Moderna replica con una rassegna monografica dedicata a un’altra figura emblematica del mondo delle istantanee. Dal 21 ottobre e fino al 25 febbraio 2018 sarà possibile ammirare una rassegna monografica dedicata all’autore francese: 140 scatti che documentano il suo stile e il suo credo, poi confluiti nella fondazione della celebre agenzia Magnum.
Quando scatta l’immagine guida che è stata scelta per la mostra allestita in città, Henri Cartier Bresson ha appena 24 anni. Ha comprato la sua prima Leica da appena due anni, ma è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. È incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema. Ed è proprio da questi suoi dubbi che nascono quelli che saranno poi i suoi punti fermi e che lo faranno diventare il pioniere dei reportage e del fotogiornalismo. L’uomo che salta la pozza, e l’ombra che ne deriva, è un momento che Bresson attende appostato per ore. Con una pazienza che oggi sembra impossibile. Così come appare anacronistica una delle altre scelte celebri del fotografo, ovvero quella di non ritoccare gli scatti. In un’epoca di filtri Instagram e Photoshop alla portata di tutti la volontà di Henri Cartier Bresson di accettare una foto o di scartarla, senza tornare a lavorarla, appare davvero rivoluzionaria. Per il fotografo la tecnica, affinata anche attraverso studi geometrici, rappresenta in ogni caso solo un mezzo che non deve prevaricare e sconvolgere l’esperienza iniziale.
«Per parlare di Henri Cartier Bresson – afferma Denis Curti, curatore della mostra a Palermo – è bene tenere in vista la sua biografia. La sua esperienza in campo fotografico si fonde totalmente con la sua vita privata. Due episodi la dicono lunga sul personaggio: nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra postuma, credendolo morto in guerra e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, con immensa ironia dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Sempre nello stesso anno fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert, la famosa agenzia Magnum Photos. Insomma, Cartier Bresson è un fotografo destinato a restare immortale, capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna e di influenzare intere generazioni di fotografi a venire». Curioso che ciò avvenga proprio in colui che di sè stesso diceva di «non capire nulla di fotografia», inteso nell’accezione moderna del mestiere, pieno di ritocchi ed esteso anche ai non addetti.
A proposito della creazione Magnum Photos, ancora oggi fondamentale punto di riferimento per il fotogiornalismo, il bagherese Ferdinando Scianna è stato per molti anni unico membro italiano. E a tal proposito ha scritto che Magnum «continua a sopravvivere secondo l’utopia egualitaria dei suoi fondatori. In modo misterioso è riuscita finora a fare convivere le più violente contraddizioni. Questa è la cosa che più mi appassiona. Per quanto mi riguarda, sicilianissimo individualista, ho difficoltà a sentirmi parte di qualunque tipo di gruppo, ma so che se devo riferirmi a una appartenenza culturale è in quella tradizione che mi riconosco».
La mostra Henri Cartier Bresson Fotografo è una selezione curata in origine dall’amico ed editore Robert Delpire e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier Bresson, istituzione creata nel 2003 assieme alla moglie Martine Franck e alla figlia Mélanie e che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti. L’allestimento attuale è curato da Denis Curti e Andrea Holzherr per conto di Magnum.
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