Albergheria, al via Cu sì?: 50 psicologi per il quartiere Padre Francesco Furnari: «Ballarò realtà complicata»

«Ballarò è una realtà dispersiva, dove trovare se stessi può essere difficoloso». Sono queste le parole che padre Francesco Furnari, psicologo e parroco della chiesa San Nicolò di Bari, in via Nasi, utilizza per spiegare le esigenze di un quartiere e i motivi della nascita di Cu sì?, il progetto che prevede un’assistenza psicologica agli abitanti del rione del centro storico di Palermo. Dopo la fase di formazione destinate ai volontari, domani il progetto, alla cui realizzazione ha contribuito anche la Prima circoscrizione, prenderà ufficialmente il via, con la presentazione a Palazzo delle Aquile. Nell’iniziativa, che vede l’investimento di 40mila euro da parte dell’ordine degli psicologi, oltre a questi ultimi e ai volontari saranno coinvolti associazioni presenti nel quartiere, studenti e scout. Un piccolo esercito di 50 persone per cambiare il volto dell’Alberghiera, quadrilatero nel cuore di Palermo delimitato da via Maqueda, corso Vittorio Emanuele, corso Tukory e corso Re Ruggero.

Il ruolo degli specialisti – quindici quelli coinvolti direttamente – sarà costruire un ponte tra le istituzioni, la parrocchia, le associazioni del territorio e la comunità. Le attività si svolgeranno in gran parte alla chiesa San Nicolò di Bari e dureranno un anno. Domani si terrà il primo incontro con il Consiglio di circoscrizione, poi si passerà alla fase operativa con le attività per i giovani e le famiglie, molte delle quali hanno già dato la loro disponibilità: «Alcune ci hanno già chiesto di avere un confronto con gli psicologi», dice padre Furnari. «Occorre trovare il modo migliore per fare comunità e in questo senso il lavoro degli psicologi potrà costituire un contributo importante».

Tra le attività previste dal progetto ci sono l’accompagnamento scolastico – con attività di recupero e approfondimento, con percorsi personalizzati – il laboratorio teatrale e quello artistico, che sarà aperto un giorno a settimana; il laboratorio musicale, un servizio di accoglienza e ascolto, un cineforum e feste interculturali. «Ho potuto apprezzare il metodo che verrà utilizzato nelle varie fasi del progetto – dice ancora padre Furnari – e lo reputo davvero buono. Sono previste fasi diverse: osservazione, intervento e valutazione. La formazione che è iniziata a metà febbraio è arrivata alla fase conclusiva, adesso si potrà iniziare a fare sul serio nel territorio. Il 29 aprile è previsto un incontro con altre famiglie del quartiere per provare a coinvolgere nuove persone».

Far comunità oltre le differenze è uno dei principali obiettivi del progetto. Ballarò è uno dei quartieri dove la presenza dei migranti è più forte e non sono mancati gli episodi di intolleranza come quello che, qualche settimana fa, ha visto protagonista Yusupha Susso, giovane gambiano vittima di un’aggressione a colpi di pistola. Ma all’Albergheria operano tante associazioni che lavorano per abbattere i muri ideologici e, per questo Furnari, elogia il loro lavoro: «Sos Ballarò, il centro Astalli, Santa Chiara. Sono tante le realtà che si impegnano con encomiabile dedizione. Gli operatori lavorano a fianco di ragazzi a volte un po’ esuberanti, italiani o stranieri, ma non si perdono mai d’animo. La speranza è che questo nuovo progetto possa cotribuire a rendere il terriorio un po’ meno dispersivo». 

Manlio Melluso

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