Al Cep la manifestazione Giù le mani dalla scuola «Rubare a questi ragazzi significa togliergli il futuro»

«Se ci fosse un po’ più di controllo, forse si vivrebbe meglio». Ne è convinto Marco D’Amico, presidente di Retake Palermo – tramiamociviltà, l’associazione di volontari impegnata nella sensibilizzazione del territorio alla pulizia e alla cura de beni comuni, che oggi ha preso parte alla manifestazione Giù le mani dalla scuola, promossa e organizzata dall’istituto comprensivo Giuliana Saladino al Cep. Un incontro molto partecipato, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e degli assessori alla Mobilità e alla Scuola Giusto Catania e Barbara Evola, per protestare contro i furti e gli atti vandalici che hanno recentemente colpito la scuola.

Una mannifestazione che rappresenta l’apice ultimo di un iter iniziato a febbraio scorso: «La scuola è stata bersagliata da vandali e ladri che hanno rubato diverse attrezzature didattiche e tecnologiche, dai computer ai tablet, e non hanno risparmiato neppure gli strumenti musicali», racconta d’Amico. Subito si organizzò un consiglio d’istituo straordinario per discutere di questi episodi. Ed è allora che si fa spazio il progetto della manifestazione di oggi. «Noi di Retake Palermo abbiamo partecipato all’evento perché siamo aderenti al Comitato educativo della sesta circoscrizione, l’unica che ha attivato questo strumento nel quartiere».

«I discorsi sono stati un po’ i soliti di circostanza – continua – Si è detto di non lasciare da sola la scuola, di stare vicino ai ragazzi, anche perché rubare in una scuola elementare e media gli strumenti e l’attrezzatura didattica significa rubare il futuro a questi ragazzi, ostacolare la loro crescita culturale». I volontari hanno sollecitato il Comune a provvedere a riacquistare questi beni, impegno assunto pubblicamente dall’amministrazione, che si è dimostrata colpita da quanto accaduto. «La speranza è che si siano sensibilizzati i genitori e gli abitanti del quartiere, perché sicuramente la mano è interna», spiega D’Amico.

L’istituto è munito di un sistema di allarme che però non era collegato, all’epoca dei furti, alle forze dell’ordine. «Quello che stupì a febbraio è che l’allarme ha continuato a suonare ma nessuno dei vicini ha pensato di allertare le autorità». Ad avvicinare sensibilmente D’Amico agli episodi accaduti nella scuola Saladino è anche un senso di appartenenza particolare, oltre al senso civico: «Si tratta proprio della scuola media che io ho frequentato da ragazzino, quindi ci tengo molto a quel quartiere, è una zona di Palermo purtroppo difficile – racconta – Molti sono i problemi, dal mercatino semi-abusivo alla mancaza di controllo. Stiamo cercando di recuperare un’area verde abbandonata adiacente all’istituto, speriamo che i tempi burocratici non siano troppo lunghi».


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