Aikido e karate si sfidano in piazza a Scicli «Non forza, ma studio e lavoro su se stessi»

Una sfida unica nel suo genere quella che si è svolta in Piazza Italia a Scicli, nel Ragusano. Per la prima volta un karateka e un aikidoka hanno portato sullo stesso tatami uno scontro tra discipline diverse: il karate, arte marziale e sport olimpionico e l’aikido, studio dell’antica tradizione del samurai che non prevede gare.

Uno dei protagonisti della singolare competizione è lo sciclitano Giovanni Aprile, 36 anni, cintura nera IV dan, considerato uno dei maggiori esperti in Italia di Aikido. «L’Aikido – spiega a Meridionews il maestro Aprile – si è diffuso in Sicilia già dagli anni ’90. Il fatto che non sia una disciplina agonistica che prevede gare e combattimenti la rende più di nicchia. Non è facile avvicinarsi: l’aikido è infatti studio, ricerca personale, lavoro su se stessi. Non è incentrato sull’attacco – continua lo sportivo – ma sul comprendere e deviare la forza dell’avversario. Non richiede una grande forza fisica, per questo non esistono limiti di età e di peso. Attualmente il mio allievo più piccolo ha tre anni e mezzo e il più grande 70».

Un’arte marziale di difesa personale quindi, che però non prevede alcuna forma di agonismo. A salire sul tatami insieme al maestro Aprile, Tonino Giannì, 50 anni, 36 dei quali dedicati al karate, consigliere della federazione Shotokan Karate–do International Italia. Quest’ultimo, dopo una carriera costellata da successi in competizioni nazionali e internazionali, negli ultimi anni si è dedicato allo studio profondo dell’arte marziale tradizionale giapponese. Alla base del combattimento quindi un’idea di confronto e non di scontro e l’esigenza di entrambi i maestri di misurare le proprie capacità. Aprile da una parte ha voluto superare il limite insito nell’aikido del non combattimento, testandone così l’efficacia delle tecniche, mentre Giannì è stato spinto dalla voglia di mettere in campo le sue conoscenze sul karate – dō, una declinazione del karate che va oltre lo sport e viene vissuto come filosofia di vita.

«L’organizzazione non è stata facile – confessa Aprile – per diversi intoppi burocratici. Molti maestri hanno dimostrato la loro contrarietà nei confronti del combattimento, perché sostenevano violasse la filosofia dell’Aikido. Poi lo Csen (ndr Centro Sportivo educativo nazionale) ha dato il suo consenso». Un’altra difficoltà è stata quella di dover stilare un regolamento apposito per l’incontro, vista la diversità delle due discipline. «Molte regole sono state ricavate dallo studio sul tradizionale combattimento giapponese e lo Csen ha supervisionato e inserito alcune norme. Il proposito principale era però quello di basare lo scontro sul rispetto dell’avversario».

L’incontro, che rappresenta il primo esperimento di questo tipo in Italia, tra sportivi di due mondi diversi, con età, peso e stature differenti, si è chiuso alla fine con un pareggio. «Il vincitore – dicono gli organizzatori – è stato lo sport con i suoi valori di lealtà e correttezza».

Chiara Carbone

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