Agricoltura? ‘Mazziata’ da UE e da Lombardo, la Cia siciliana non se n’è ancora accorta…

Il presidente della sezione siciliana della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Carmelo Gurrieri, ha chiesto ai ministri degli Interni e delle Risorse agricole, al presidente della Regione e all’assessore regionale alle Risorse agricole, “interventi urgenti per garantire il diritto al trasporto dei prodotti ortofrutticoli e del latte e per evitare pericolose contrapposizioni tra produttori agricoli e soggetti attuatori del fermo dell’autotrasporto”.
“La protesta degli autotrasportatori, e di quanti si sono uniti alle loro iniziative – aggiunge Gurrieri – seppur comprensibile, non può essere condivisa, allorquando contribuisce a peggiorare le condizioni economiche di migliaia e migliaia di agricoltori che sono costretti a far marcire il prodotto sulle piante e a dover buttare il latte prodotto nei propri allevamenti”.
“La protesta purtroppo ha già prodotto un risultato negativo – prosegue – danni per milioni di euro a carico del comparto e dei produttori agricoli vittime del fermo. Continuando così, il danno non potrà che crescere in maniera esponenziale”.

Nota a margine

A giudicare dalle dichiarazioni di Gurrieri, gli agricoltori della Sicilia dovrebbero essere ricchissimi e non dovrebbero essere, invece, titolari di imprese agricole ormai alla ‘frutta’ (è proprio il caso di dirlo). La verità è che gli agricoltori siciliani – e ci dispiace che il presidente della Cia siciliana non se ne sia ancora accorto – sono in crisi già da qualche decennio. Quelli che sono riusciti ad andati avanti in tutti questi difficili anni – al prezzo di grande fatica e di sacrifici enormi – oggi sono in grandissima difficoltà. Potremmo citare tanti esempi, a cominciare dalle politiche comunitarie che hanno massacrato l’agrumicoltura siciliana facendo arrivare in Europa arance, limoni e mandarini – peraltro di pessima qualità – prodotti chissà dove (e chissà come, con riferimento all’uso di pesticidi).
Forse il presidente della Cia siciliana dovrebbe farsi un giro dalle parti di Pachino. Scoprirebbe che lì gli agricoltori vendono, quando va bene, il pomodorino a 50 centesimi al chilogrammo; per scoprire che lo stesso pomodorino di Pachino, a Milano, 24 ore dopo, si vende a 8 euro al chilogrammo.
Si dirà: perché gli agricoltori di Pachino non si consorziano? E la stessa domanda che, da anni, ci poniamo noi. Che, però, ci poniamo un’ulteriore domanda: che cosa hanno fatto Cia, Coldiretti e Confagricoltura, in tutti questi anni, per consentire agli agricoltori di Pachino di presentarsi uniti di fronte a chi li sfrutta?
La verità è che dietro questa protesta – con riferimento all’agricoltura – c’è il fallimento pressoché totale delle tre organizzazioni agricole siciliane: un fallimento che si salda a doppio filo ai disastri combinati dal governo Lombardo in agricoltura negli ultimi tre anni.
Non sappiamo in che rapporti sia il presidente Gurrieri con Lombardo e con il Pd che al governo Lombardo tiene bordone. In ogni caso, da presidente della Cia può andare a verificare come sono stati impiegati, dal 2008 ad oggi, i 2 miliardi di euro del Piano di sviluppo rurale. Se questi soldi fossero stati impiegati per il rilancio dell’agricoltura – per sostenere gli agricoltori a titolo principale (cioè chi con l’agricoltura vive e non chi fa l’agricoltore per gioco), con molta probablità, oggi, gli agricoltori siciliani non sarebbero alla frutta.

la redazione di Link Sicilia

 


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