A Venezia nel 2014 sono stati dimenticati oltre seimila tra vestiti, gioielli e apparecchi tecnologici. Per ritrovarli basta compilare un modulo online. A Milano Malpensa si indicono aste pubbliche con i beni non reclamati. E a Catania? Si cerca a tentoni un recapito apposito e intanto gli oggetti pare restino in giacenza. Guarda la vignetta
Aeroporto, il mistero degli oggetti smarriti Per i passeggeri è caccia all’ufficio giusto
Cellulari, cinture e gioielli. Persino una pesante croce dimenticata ai controlli da un cardinale. Saranno migliaia gli oggetti smarriti ogni anno all’aeroporto di Catania ma, al contrario di quello che succede in altre aerostazioni italiane, per i proprietari non esiste un modo semplice per contattare un ufficio apposito e rientrarne in possesso. Fino a qualche anno fa era l’Enac (l’ente nazionale aviazione civile) a occuparsi della gestione dei beni persi dai passeggeri in aeroporto, ma non sugli aerei. Caso, quest’ultimo, in cui bisogna rivolgersi alle singole compagnie. Adesso, invece, tocca alle società di gestione aeroportuale dei vari scali. Con il risultato che se a Milano o Venezia si indicono ogni anno aste pubbliche a cui partecipano migliaia di cittadini, a Catania diventa un’impresa persino capire con chi parlare per recuperare il proprio orologio. Eppure il volume e il valore di questi beni è notevole. «Nel 2014 gli oggetti smarriti non reclamati sono stati oltre seimila – spiegano dall’aeroporto di Venezia, paragonabile a Catania per traffico – di cui in particolare articoli di abbigliamento; oggettistica elettronica come cellulari, ipad, ricarica batterie, videocamere ed e-reader; orologi e gioielli in argento». «In media l’asta, annunciata sulla stampa locale qualche giorno prima, vende 160-170 lotti, separati per tipologia, e partecipano più di mille persone», fanno eco da Milano-Malpensa.
MeridioNews si è messo nei panni di un cittadino o di un turista che avesse smarrito il proprio beauty case nei bagni del terminal arrivi. L’esperimento è durato circa un mese con chiamate quasi giornaliere e a diversi orari. Tutto comincia con la ricerca online di un apposito ufficio oggetti smarriti, citato nella lista dei numeri utili sul sito Sac service. Dopo alcuni squilli, però, si è in linea con il settore merci. Da quel momento cominciano a fioccare diversi riferimenti telefonici. Alcuni sempre occupati, altri che squillano a vuoto. «Pronto, settore sicurezza. No, noi ci occupiamo solo degli oggetti smarriti alle partenze», è l’unica risposta che si riesce a ottenere. E contro cui si infrange la maggior parte dei tentativi. Fino a quando non ci viene fornito un numero non dell’aeroporto ma di Sac service. Lì un gentile impiegato sottolinea di non occuparsi di oggetti smarriti – ma nessuno sa mai dire chi se ne occupi davvero – eppure prende nota del nostro beauty case smarrito e richiama come promesso pochi giorni dopo. A Milano Malpensa e a Venezia tutto questo iter si risolve con la compilazione di un modulo online. Con la possibilità aggiuntiva, nel caso del capoluogo lombardo, di poter inviare un fax. In entrambi i casi, modalità segnalate sui rispettivi siti web delle aerostazioni all’intuitiva voce «ufficio oggetti smarriti».
Trascorso un anno senza che nessuno reclami i propri beni, la legge stabilisce che la proprietà passi a chi li ha ritrovati. Altrove si procede a un’asta pubblica, annunciata sul sito dell’aeroporto e sulla stampa locale. «Una volta all’anno, di solito tra maggio e giugno, insieme a una società specializzata – spiegano da Malpensa – Il prezzo varia dalle condizioni degli oggetti rinvenuti, se sono nuovi o usati. I beni all’asta non hanno garanzia ma è comunque possibile visionarli nei due giorni precedenti la vendita, di persona o tramite l’elenco messo a disposizione online». Più o meno la stessa trafila seguita prima da Enac per tutte le aerostazioni italiane, che adesso stanno provvedendo a elaborare le proprie procedure. A Catania, intanto, non risultano aste.
E nemmeno una richiesta di spiegazioni inviata alla Sac dalla nostra testata ha portato ad avere un quadro chiaro della questione. «I beni non reclamati rimangono in giacenza», spiega Salvo Scuderi, fino al 2013 coordinatore del settore sicurezza dell’aeroporto etneo, oggi a Comiso. «Se si ritrovano dei documenti, la polizia risale subito al proprietario – continua – Altrimenti, oggetti come telefonini o gioielli vengono catalogati in un apposito registro, in attesa del proprietario». La cui missione di recupero, però, non è resa semplice dalla mancanza di informazioni. «Di solito era l’ufficio Qualità a ricevere le segnalazioni, come per i reclami, e a girarle alla sicurezza». Da ricercare sul sito alla voce «customer service», da contattare via mail o, se non si ha troppa fretta, tramite posta ordinaria.