Addio a Manlio Sagalambro, il filosofo di Lentini amico di Battiato

E’ morto oggi a Catania, Manlio Sgalambro, il filosofo originario di Lentini che quest’anno aveva compiuto 89 anni,  molto conosciuto  per  la sua profonda amicizia  con Franco Battiato. Con  lui ha scritto i testi di molte canzoni.  Il loro primo lavoro insieme è il libretto dell’opera ‘Il cavaliere dell’intelletto’,  eseguita nella cattedrale di Palermo nel 1994,  ma è soltanto l’inizio di una lunghissima collaborazione. Il l timbro inconfondibile del filosofo siracusano si riflette in album quali “L’ombrello e la macchina da cucire”, “L’imboscata”, “Gommalacca”, “Ferro battuto”, o il recente “Apriti sesamo”. Sua è anche la sceneggiatura dei film “Perduto amor” e “Musikanten”, anch’essi realizzati dall’amico cantautore.

I funerali saranno celebrati domani alle 15.30 nella chiesa Crocifisso dei miracoli di Catania.

Il grande pubblico ha avuto modo di conoscerlo durante i concerti di Battiato quando saliva sul palco per cantare qualche pezzo. Cosa non sempre apprezzata dalla platea, non era molto portato per il canto, come ricorda, oggi Pippo Baudo:  “A lui piaceva molto cantare,  ma era stonato: la sua canzone preferita era ‘La vie en rose’. Ci manchera’ ed e’ una grossa perdita per la Sicilia: era uno dei suoi piu’ grandi intellettuali”.

A tracciare un  profilo che va al di là della sua amicizia con Battiato,  è Massimo Cacciari:

“Mi e’ difficile parlare di Manlio. E’ stato uno degli incontri piu’ straordinari, anche umanamente. Era una maschera drammatica”, ha dichiarato oggi a L’aria che tira su La7. “Era molto isolato nella sua vita – ha aggiunto Cacciari -. Non era un professore, non aveva fatto carriera accademica. Il primo libro, che e’ un bellissimo libro, “La morte del sole” del 1980, lo presentai con lui a Lentini, il suo paese, in Sicilia. Sgalambro era molto polemico nei confronti di ogni forma di ufficialita’. Ha scritto libri molto duri e molto veri.

La sua filosofia era molto leopardiana, una filosofia dolorosa ma vera. Il suo sguardo spietato nei confronti delle nostre miserie, delle miserie della nostra natura. Era spietato ma anche disincantato e quindi pietoso alla fine”. “Negli ultimi anni l’ho seguito di meno – ha detto ancora -. Ebbe questo bel rapporto con Battiato. E’ un grande autore , un grande saggista, un importante filosofo. Molto meno apprezzato e noto di quanto meriti. Fa parte di quella corrente filosofica anti idealistica, anti razionalista che non ha mai avuto grande ascolto ma che pure e’ cosi’ importante con Tilgari, Rensi, Martinetti… Ciao Manlio”.

Redazione

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