È scomparso questa mattina all’età di 65 anni il pittore misilmerese Giusto Sucato. Un artista poliedrico, autodidatta, sperimentatore di tecniche tra le più disparate e allo stesso tempo amante della semplicità, dei materiali di scarto e di quelli tratti dal mondo rurale, attraverso cui dava vita a un universo di personaggi e di oggetti fantasiosi e onirici: animali marini, figure alate e dipinti antropologici che prendono ispirazione dal Surrealismo e dal Cubismo, in particolare da Pablo Picasso, artista molto amato da Sucato fin dagli anni giovanili.
Un uomo dalla grande onestà intellettuale – così lo ricordano sui social amici e artisti, che da questa mattina scrivono post per salutare il pittore: tra tutti, i messaggi dello Studio71, la galleria palermitana che per anni ha promosso l’opera dell’artista misilmerese. Tra le sue attività più importanti, va ricordata la collaborazione tra Sucato e il giornalista e critico d’arte Francesco Carbone alla nascita di Godranopoli, il museo etno-antropologico della civiltà contadina e pastorale che raccoglie reperti di arte tradizionale e opere d’arte contemporanea. Due mondi apparentemente dissimili, che Sucato è riuscito a fondere con naturalezza dando vita a uno stile e a una poetica personali e riconoscibili.
«Con la morte di Giusto Sucato scompare un uomo mite e un bravo artista siciliano» – racconta Ezio Pagano, direttore di Museum a Bagheria e amico del pittore. «Le sue creazioni – continua – apparentemente datate per quel fare manuale, sono attuali per le problematiche trattate e, per questo, la componente artigianale rappresenta un valore aggiunto. Era stato – prima allievo e poi collega – di Francesco Carbone, raccogliendone le doti sia materiali che immateriali, e non solo quelle artistiche. Il mio apprezzamento più sincero per il suo lavoro artistico è dimostrato dalla mia ultima fatica curatoriale, che coincide con la sua ultima partecipazione a una rassegna d’arte, Arte in Sicilia negli anni Settanta, esposizione attualmente in corso alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, fortemente voluta dal notaio Nino Pusateri».
«Per avere contribuito in quasi mezzo secolo di attività espositiva alla promozione della Sicilia e di Misilmeri – conclude Pagano – Giusto Sucato meriterebbe di essere ricordato nella sua città, magari con l’istituzione di uno spazio a lui intestato, dove il meglio della sua vasta produzione artistica possa diventare di pubblica fruizione»
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