Mentre gli occhi della politica regionale sono tutti puntati sui risultati delle elezioni amministrative da cui dipendono i futuri equilibri della giunta Crocetta, l’Ars si prepara ad affrontare una seduta in cui verranno discussi argomenti importantissimi.
Sala d’Ercole torna a riunirsi domani, mercoledì 12, alle 16.oo. Tanta la carne sul fuoco: dalla convenzione stipulata dalla Regione con Siciliacque s.p.a, al progetto di ottenere il riconoscimento di Zona franca per l’intera Isola, fino alla controversa questione della corretta applicazione dell’Articolo 37 dello Statuto siciliano.
Temi che sono l’oggetto di altrettante mozioni e che rappresentano un vero e proprio test: la loro approvazione, o la loro bocciatura, renderà palese l’orientamento politico del Parlamento siciliano, e segnatamente, della maggioranza, su questioni fondamentali per il futuro dell’Isola.
Vediamo di che si tratta:
La prima, presentata dall’Udc, mira a modificare la convenzione stipulata dalla Regione siciliana con Siciliacque S.p.A. al fine di ridurre la tariffa del servizio idrico integrato ai cittadini degli ambiti territoriali ottimali (ATO). Una chiara presa di posizione contro un sistema affaristico che grava sulle spalle dei siciliani. Uno dei tanti esempi della follia, non esattamente erasmiana, con la quale la politica siciliana ha affrontato i problemi legati alla gestione dellacqua. In realtà, come abbiamo sostenuto qui (Il grande inghippo di Siciliacque spa) , la soluzione ideale sarebbe quella di mandare a quel Paese questa società alla quale la Regione siciliana ha regalato dighe e acquedotti dellIsola , ma cominciare a rivedere i termini dei contratti sarebbe già qualcosa.
L’altra mozione all’ordine del giorno è firmata dal gruppo parlamentare di Lino Leanza, Articolo 4. Si chiede, sulla scia di quanto sta avvenendo in Sardegna, il riconoscimento perl’Isola dello status di zona franca: Un regime fiscale e doganale speciale porterebbe una concreta inversione di rotta nelleconomia siciliana dice Leanza. I riferimenti normativi delle zone franche sono quelli del Trattato di Lisbona, che prevede la riduzione del divario fra i livelli di sviluppo delle varie ragioni europee. Abbiamo tutte le carte in regola dice Luca Sammartino per aver riconosciuto lo status privilegiato dal punto di vista fiscale e doganale.
Chiaro che una mozione del genere, se condivisa, porterà ad uno scontro con il governo nazionale, che come sempre, quando si parla di possibilità di sviluppo reale per la Sicilia, fa orecchie da mercante. La Sardegna ha avuto la fortuna di avere un governo e un Consiglio regionale compatti su questo tema.
Altrettanto importante sono le due mozioni sulla corretta applicazione dell’Articolo 37 dello Statuto siciliano. Una è del Movimento 5 Stelle, l’altra porta la firma di deputati del Pdl e del Pid ( D’ASERO – CORDARO – FORMICA – DI MAURO – GRASSO FAZIO – GIANNI). La questione è ormai nota. Si tratta di quella norma secondo cui, le imprese che producono in Sicilia, anche se hanno sede legale fuori, devono pagare qui i tributi. Il Governo centrale, con la complicità di quello regionale, sarebbe disposto a riconoscere 49 milioni di euro lanno. Non solo una cifra ridicola (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardilanno ), ma anche detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello Statuto).
Le due mozioni mirano ad evitare la truffa romana. Sappiamo che una seduta d’Aula sul tema, cui si è arrivati dopo polemiche e proteste, è stata disertata da parlamentari e dal governo. La scusa è che avevano bisogno di più tempo per approfondire il tema (!). Dovevano studiare, insomma…
Mercoledì la resa dei conti. Il Parlamento siciliano rivelerà la sua vera faccia su temi che, una volta tanto, interessano i cittadini e non la politica.
LE DUE MOZIONI SULLARTICOLO 37 DELLO STATUTO SICILIANO
Il grande inghippo di Sicilacque spa
La truffa dellArticolo 37: Aula deserta e Governo assente
Autonomia siciliana: lintervista a Crocetta
Articolo 37: ci sono solo 30 giorni per evitare la truffa del secolo
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