«Guadagnare di più? È proprio il contrario, d’ora in avanti il mio reddito mensile sarà più basso». Replica così il vicesindaco di Acireale, Nando Ardita, quando gli si chiedono i motivi che lo hanno portato a entrare in aspettativa dal suo ruolo di dipendente dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo. Ardita rinuncerà dunque a uno dei suoi due stipendi, ma la scelta avrà delle ricadute sulle casse del Comune acese. La decisione, infatti, gli permetterà di percepire nella sua interezza l’indennità prevista per il vicesindaco: passando dagli attuali duemila euro lordi a quattromila al mese. «Questa scelta è stata dettata soltanto dal desiderio di potermi impegnare completamente nell’attività politica», dichiara.
Con la decisione di entrare in aspettativa, il reddito del vicesindaco acese – che detiene le deleghe assessoriali a Lavori pubblici, cimitero, mare, agricoltura – diminuirà. «Prima, con lo stipendio da dipendente regionale e la parziale indennità che percepivo dal Comune, superavo i tremila euro mensili – spiega – Adesso percepirò poco più di duemila euro netti. Senza contare – continua Ardita – che non avrò più la tredicesima». Una rinuncia, spiega, ripagata dalla soddisfazione di lavorare per la propria città. «Sarebbe sbagliato parlare di sacrifico – sottolinea -. Fare politica è una scelta volontaria».
Il cambio di posizione, tuttavia, avrà dei riflessi sulle casse del Comune, che dallo scorso giugno raddoppierà i pagamenti per il vicesindaco. Il tutto in un contesto particolare, dettato da una parte dalla delicata situazione finanziaria e dall’altra dalla promessa – mai mantenuta – del sindaco Roberto Barbagallo di ridurre le indennità della giunta. «La mia scelta non è irreversibile – commenta Ardita -. Se dovessi accorgermi che le ricadute sulle casse dell’ente creano particolari problemi agli equilibri finanziari, tornerò indietro senza alcun problema».
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