Immondizia, materiale di risulta e rifiuti pericolosi di fronte ai cancelli di quello che avrebbe dovuto essere la prima attrazione per sport acquatici in Sicilia. Oggi, dopo numerosi fermi sembra l'opera destinata al definitivo abbandono. «Non vogliamo accantonare il progetto»
Acireale, amianto buttato davanti al Cable Park «Comportamento mafioso, l’impianto è a rischio»
«Siamo vittime di un gesto mafioso. Non si butta immondizia e materiale davanti al cancello che mi impedisce di entrare nel cantiere: è un atto clamoroso». A parlare a MeridioNews è Gianfranco Caudullo, direttore dei lavori del Cable Park, la struttura che dovrebbe nascere in via San Girolamo ad Acireale per ospitare sport acquatici.
Le sue parole arrivano dopo che ieri, davanti ai cancelli del cantiere ormai in completo abbandono, sono stati trovati materiale di risulta, argilla ed eternit. «Io credo che venga da altri cantieri. Questo atto è solo l’ultimo di una serie, dopo che si è fatto di tutto affinché si bloccasse l’opera – afferma – Adesso, qui viene scaricata immondizia tutti i giorni ma quel che preoccupa di più sono i copertoni a cui danno fuoco perché generano una nube tossica che arriva fino ad Aci Catena».
Il cantiere è nato per opera di una ditta privata e finanziato dal Coni. Ma da un anno, ormai, tutto è fermo per via di molti cavilli che hanno pesato sull’iniziativa avallata dallo sportello per le Attività produttive, nel 2016. A luglio scorso, a seguito dei controlli da parte dei vigili urbani, i lavori nel cantiere venivano fermati perché il terreno doveva essere convertito da zona agricola a zona territoriale omogenea. Da quel momento, è iniziato un vero e proprio scontro tra Gianfranco Caudullo e Maria Luisa Rannisi – rispettivamente direttore generale dei lavori e amministratore delegato della ditta promotrice dell’iniziativa – e gli uffici comunali.
La Regione a settembre si era espressa dicendo che i lavori svolti non intaccavano l’ambiente in cui insistevano. Intanto il Cable Park veniva sequestrato e si sono aperti due procedimenti giudiziari: uno penale e l’altro amministrativo. Rannisi e Caudullo, accusati di abuso edilizio, ne attendono gli esiti. Nel frattempo, si sono appellati al Tar che dovrebbe dare giudizio il prossimo novembre. «La magistrata Agata Santonocito a novembre del 2017 ha dissequestrato il cantiere perché non c’erano i presupposti per i sigilli – afferma Caudullo – Ma attendiamo il giudizio del processo penale e il parere del Tar per il processo amministrativo».
Adesso, il direttore generale ha denunciato gli ultimi fatti alla polizia e informato anche il tribunale di piazza Verga. «La struttura ormai è destinata a decadere – aggiunge Caudullo – Tutto sta marcendo e allo stato attuale non ne possiamo che decretare la morte. Ciononostante, faremo di tutto per non accantonare il progetto». Il Coni, adesso potrebbe chiedere il finanziamento, che vede impegnati anche gli immobili dei due promotori dell’iniziativa: «Per il momento il Coni sta a guardare – conclude – e ha allungato i tempi di ammortamento del finanziamento, ma potrebbe chiederci il milione di euro che ci ha concesso. O, peggio, le case che abbiamo impegnato nel procedimento».