Aci Castello, dibattito su città metropolitana Tra identità, opportunità e incertezze

Continua il dibattito sull’entrata del Comune di Aci Castello nella città metropolitana di Catania. Se in consiglio comunale l’ampia maggioranza è d’accordo, c’è chi riflette su altre opzioni. Nell’incertezza legislativa che vige riguardo la governance locale, intervengono il consigliere di maggioranza Francesco Scuderi (Forza Italia) e i due di opposizione Antonio Maugeri (Aci Castello futura) e Maurizio Marino (Partito democratico). I primi due si pongono fuori dal coro, non sostenendo la scelta ampiamente condivisa dai loro colleghi, mentre Marino sostiene con fermezza che l’ingresso del Comune rivierasco nella città metropolitana sia un’ottima occasione.

Secondo Maugeri il Comune di Aci Castello correrebbe il rischio di «scomparire come identità comunale», mentre Scuderi espone il problema dell’incostituzionalità della legge regionale e riflette sul perché le città metropolitane stiano cambiando. Marino, d’altro canto, sostiene di parlare di «miglioramento» e insiste non solo sulla continuità territoriale, ma anche sulla possibilità per il territorio di accedere ai fondi comunitari europei, di cui sarebbero esclusi, invece, i liberi consorzi.

La legge al quale si fa riferimento è la numero 8 del 2014, riguardo l’istituzione di liberi consorzi e città metropolitane «al fine di conseguire riduzione dei costi della pubblica amministrazione». La legge citata si pone come obiettivo quello di attuare i principi sanciti dall’articolo 15 dello statuto della Regione siciliana. La legge regionale 8/2014 stabilisce che, in prima applicazione, il territorio delle città metropolitane coincide con quello dei Comuni compresi nelle rispettive aree metropolitane individuate dai decreti del presidente della Regione 10,8 e 95. Inoltre si specifica che i Comuni individuati sulla base della delimitazione del 95 possono entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, con deliberazione del consiglio comunale adottata a maggioranza assoluta dei componenti, distaccarsi dalla città metropolitana per aderire al libero consorzio di appartenenza, a condizione che esista continuità territoriale.

In attesa di un’ulteriore legge da parte dell’Ars e di capire se lo statuto siciliano, soprattutto l’articolo 15, consentirà alla Sicilia di esimersi dal recepire la legge nazionale dell’aprile 2014 (la cosiddetta legge Delrio). «La legge a cui si deve fare riferimento è il nostro statuto e il Comune comunque non andrebbe a scomparire», sostiene Marino. Per Scuderi «il problema è lo svuotamento dei poteri, non ha importanza se si chiamerà Comune o meno» e per Maugeri «se recepiremo la legge Delrio questo lo valuterà l’Ars». Il rappresentante di Aci Castello futura, infine, suggerisce di allargare lo spettro della discussione al di fuori dell’aula consiliare, facendo notare che «oltre il lato Catania ci sarebbe da valutare anche il lato Acireale».

Alessia Zuppelli

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