L'uomo non si era accorto della coda che si era formata lungo la A19, all'altezza di Bagheria, tamponando il veicolo del soccorso stradale. Che, però, non aveva agganciato al perno la forca retrattile, che con l'urto si è staccata trafiggendo la vittima
A Termini il processo per la morte di Fulvio Maiorca Cinque anni fa lo scontro fatale con un carro attrezzi
Sono passati ormai quasi cinque anni dalla morte di Fulvio Maiorca, 54enne palermitano residente a Carini rimasto vittima di un tragico incidente il 9 settembre 2014. E solo adesso il processo per fare luce sulla sua morte muove finalmente i primi passi, malgrado una prima udienza preliminare lampo al tribunale di Termine con successivo rinvio a giugno. A rispondere di omicidio colposo in concorso sono il guidatore del carro attrezzi e la proprietaria, dal momento che il veicolo di soccorso contro cui si è schiantata la vettura delle vittima è risultato non in regola.
Sono da poco passate le 16 quando sull’autostrada A19 Palermo-Catania, in direzione Palermo, in prossimità di Bagheria, avviene lo schianto. Quel giorno il traffico è intenso, ci sono rallentamenti, e l’autista del carro attrezzi si accoda dietro agli altri veicoli fermi in attesa. Maiorca, che sopraggiungeva nello stesso senso di marcia con la sua Renault Megane, non si accorge in tempo dei mezzi incolonnati tamponando il veicolo del soccorso stradale. Un banale tamponamento, dagli esiti però inaspettati e tragici. Mentre l’autista del carro attrezzi è rimasto illeso, a Maiorca è toccata una fine orribile: la forca retrattile del carro attrezzi non era bloccata con l’apposito perno e, in seguito all’urto, si è svincolata dalla sua posizione ed è penetrata come una lama nell’abitacolo della vettura, uccidendo sul colpo il conducente dell’auto.
Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate sul dispositivo del carro attrezzi che non si sarebbe dovuto aprire in quel modo, come peraltro fin da subito lamentavano i familiari della vittima: la sorella e la mamma per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, tramite la consulente personale Daniela Vivian, si sono affidate allo Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avvocato Andrea Piccoli, del foro di Treviso. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Annadomenica Gallucci, ha disposto una perizia cinematica per accertare la dinamica del sinistro e verificare, tre le altre cose, la regolarità e il funzionamento della forca retrattile, incaricando l’ingegnere Francesco Pace. E le conclusioni del Ctu hanno confermato le gravi lacune del dispositivo. Da qui, a conclusione delle indagini preliminari, la richiesta del sostituto procuratore di rinvio a giudizio dei due indagati «per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia». Il processo, iniziato ufficialmente ieri, slitta ora a giugno.