Pure i minorenni dovevano timbrare il badge. Al posto di qualche genitore, s’intende. È questo uno dei dettagli inediti che emerge dalla diffusione, questa mattina da parte della procura di Catania, della notizia dei presunti furbetti del cartellino nel Comune di Piedimonte Etneo. Gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari sono stati notificati diversi giorni fa, come raccontato in anteprima da MeridioNews e riguardano 48 dipendenti del municipio.
Secondo la procura, «gli impiegati sistematicamente, dopo avere timbrato il proprio badge, si assentavano dal posto di lavoro per dedicarsi alle attività più disparate, dal fare la spesa, distribuire quotidiani, al curare i propri interessi nelle loro abitazioni private e nelle seconde case di campagna».
Come raccontato da questa testata, qualcuno usava il veicolo di proprietà del Comune per esigenze legate alla sfera privata. Vicende che, la procura lo precisa, vanno contestualizzate «in un gruppo di dipendenti comunali infedeli vincolati, in molti casi, da rapporti di parentela. E, quindi, reciprocamente animati da una eccessiva comprensione anche di fronte a plateali violazioni di legge».
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