Sono tante le persone che stamattina si sono raccolte a piazza Pretoria per attendere l’arrivo dell’arcivescovo e del sindaco e chiedere un incontro a viso aperto in cui discutere del rischio sgomberi. Un’inquilina. «Non chiedo pietà, io reclamo un diritto»
A Palazzo delle Aquile la messa in onore di Santa Rosalia Lorefice accolto dalle famiglie in protesta per gli sgomberi
«Sono stato accolto come un amico da questa città, per la quale provo lo stesso amore e lo stesso spirito di servizio dei suoi cittadini». Apre con questa frase il suo discorso l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice in occasione della messa di questa mattina a Palazzo delle Aquile in onore di Santa Rosalia. Presente in prima fila anche il sindaco Leoluca Orlando. «Questo sarà il mio primo festino, sono molto emozionato – confessa subito il monsignore – Non ci si può non innamorare di una città come Palermo, così come non ci si può non innamorare di una donna come Rosalia» dice l’arcivescovo, che aggiunge: «Palermo è bella, ma c’è chi soffre e piange perché non ha la casa e non ha un lavoro. C’è bisogno di un sussulto: usiamo questo festino per ricominciare e per rimotivare il nostro amore per questa città».
Monsignor Lorefice dedica quindi le sue riflessioni anche alle numerose famiglie che proprio oggi hanno manifestato a piazza Pretoria contro gli imminenti sgomberi delle proprie abitazioni. Solo pochi giorni fa, infatti, tramite il comitato di lotta per la casa 12 luglio e il Sunia, comitato degli inquilini e degli assegnatari è stato chiesto a Lorefice di rendersi tramite diretto di queste proteste con le istituzioni. Il sindaco Orlando, bloccato all’arrivo, ha dichiarato che dopo il festino incontrerà ognuna delle persone presenti oggi. «Siamo qui per chiedere di costituire un tavolo tecnico per discutere dell’emergenza abitativa» spiega a MeridioNews un inquilino della via Salvatore Attinelli a Borgo Nuovo, dove si trova uno dei numerosi immobili che rischia di venire chiuso lasciando per strada molte famiglie. «Il 21 luglio partiranno gli sgomberi. Cosa dobbiamo fare? – riprende l’uomo – Le autorità non ci vogliono ricevere, il sindaco ci ha abbandonati respingendo tutte le udienze. Ci serve una soluzione». Qualcuno suggerisce di chiedere l’assegnazione degli immobili confiscati alla mafia: «Li tengono chiusi ad ammuffire, perché non li danno a noi che non sappiamo dove andare?».
Ci sono persone, fra le tante che pacificamente manifestano oggi davanti alla sede del Comune, che non rischiano solo di perdere la casa, ma che devono anche fare i conti con realtà ben peggiori: quella della disabilità di un figlio o di un marito. Persone come Anna Nicotra: «Lotto da un anno per risolvere i problemi legati alla mia casa, proroga dopo proroga. Ma mi sento presa in giro, non accade nulla» racconta la donna, che in questi mesi si è rivolta allo staff delle attività sociali, dalla dottoressa Paola Di Trapani alla dottoressa Maria Concetta Labate e Alessandra Autore. «Quali criteri vengono seguiti per assegnare gli immobili confiscati? E perché molti vengono destinati come uffici? È uno schiaffo morale. Ho lavorato per una vita intera e ho sempre pagato le tasse – dice la donna – Mi aspetto quindi un impegno da parte dell’amministrazione, che dimostra però di essere incapace di gestire su più fronti una politica sociale. Non chiedo pietà e misericordia, io reclamo un diritto che è di tutti». «Il problema vero è la disfunzione dell’amministrazione. Se la sanità mi avesse garantito dei servizi adeguati adesso non mi ritroverei nella situazione attuale. Sono tante le cose che non funzionano, non solo quelle legate alla questione abitativa» conclude Nicotra, «non ho dubbi che i funzionari abbiano sensibilità verso questi temi, ma devono metterla in opera e rendersi conto che a Palermo ogni settore pubblico ha delle carenze intollerabili».