La prima sezione civile del tribunale di Palermo dà ragione al candidato del centrodestra, che aveva ripreso la campagna elettorale di nascosto. Per il candidato di Noi Con Salvini, che aveva provato a bloccare la diffusione dei filmati, scatta pure il pagamento delle spese legali. Il 23enne giornalista esulta su Facebook
La Vardera, per il giudice la candidatura non fu frode Respinto il ricorso di Pagano. «Ho atteso in silenzio»
La Vardera «ha regolarmente partecipato alla campagna» e sulla sua candidatura non vi è prova di intenzioni «fraudolente»: così il giudice Giulio Corsini, della prima sezione civile del Tribunale di Palermo, ha dato ragione al ventitreenne collaboratore de Le Iene. Una vicenda che aveva suscitato scalpore alle scorse elezioni amministrative e che si conclude, almeno per quel che riguarda il primo round, con un punto a favore per Ismaele La Vardera. Per chi non lo ricordasse, terminate le votazioni si era scoperto che il candidato sindaco del centrodestra palermitano (che aveva raggranellato il 2,6 per cento dei voti) aveva ripreso con telecamere nascoste l’intera campagna elettorale, con l’intenzione di farne un documentario.
Una notizia che aveva creato delusioni, accenni di rissa e denunce. Come l’istanza presentata dal deputato di Noi con Salvini, Alessandro Pagano, che aveva così provato a bloccare la diffusione di quanto filmato e che aveva accusato l’ex compagno di coalizione di avere agito per fine personali, tradendo gli stessi elettori. A distanza di poco meno di due mesi il giudice Corsini ha respinto il ricorso presentato da Pagano, condannandolo al pagamento delle spese legali, valutate nel caso specifico 1.200 euro.
Nelle motivazioni si legge: «Premesso che l’attività di Ismaele La Vardera che viene in rilievo può essere inquadrata nella nozione di attività giornalistica, non v’è dubbio che ricorrano astrattamente i profili dell’interesse generale alla conoscenza dei retroscena legati allo svolgimento della campagna elettorale e, in linea ipotetica, il requisito della verità della notizia, non potendosi disconoscere la verità ontologica della riproduzione delle immagini e/o dei colloqui avuti dal resistente durante la campagna elettorale».
Appresa la notizia, La Vardera, che nell’ultimo mese sulla vicenda aveva preferito non esporsi in prima persona, ha così commentato: «Ho atteso in silenzio per tutte queste settimane in attesa di questo giudizio da cui emergono tante cose importanti: la mia candidatura era assolutamente autentica, potevo assolutamente registrare senza compiere alcun illecito. Ringrazio i miei avvocati Alberto Merlo e Stefano Toniolo dello studio legale Martinez per la grande professionalità».