Toccata e fuga: l’udienza di stamattina si conclude rapidamente a causa di un difetto di notifica. Non mancano però le sorprese: dalla richiesta di un imputato di passare ai domiciliari per problemi di salute alla richiesta di rigetto da parte di accusa e difensori dei presunti mafiosi, alle riprese Rai a rischio esclusione
Processo Maniaci, si inizia con rinvio a settembre «Perché insistono che non ci sia rilevanza sociale?»
L’udienza del processo a carico del giornalista Pino Maniaci e di nove presunti delle cosche di Partinico e Borgetto si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Walter Eddi Cosina, Claudio Traina, Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli, uccisi nell’attentato mafioso di via D’Amelio 25 anni fa. Un’udienza lampo, partita subito con l’annuncio del rinvio a settembre per via di un difetto di notifica nei confronti dell’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo e dell’ex vice sindaco di Borgetto Vito Spina. I colpi di scena, però, non si fanno attendere. Anche oggi che l’udienza non si è praticamente svolta, per l’immediato rinvio. Dopo il no del presidente della seconda sezione penale, Benedetto Giaimo, alla richiesta dell’emittente Radio Radicale di effettuare le registrazioni audio dell’intero processo, emerge oggi che anche la richiesta da parte della redazione del TgR è a rischio esclusione.
«Il pubblico ministero Amelia Luise ha chiesto alla Corte il rigetto dell’istanza. Richiesta che sarà discussa a settembre, insieme alle altre questioni preliminari», dice a MeridioNews l’avvocato Bartolomeo Parrino, legale di Maniaci insieme all’avvocato Antonio Ingroia. «L’udienza chiaramente resta a porte aperte, è pubblica, ma non sono state di fatto ammesse le riprese all’interno dell’aula – continua – Non riesco a capirne il motivo. La Procura di Palermo, quando c’è stata la questione Maniaci ha fatto una conferenza stampa. La legge dice che le udienze possono essere audio-riprese se c’è un interesse pubblico e vogliono sostenere che in questo caso non ci sia? Persino la Rai ha chiesto l’autorizzazione per poter riprendere. Questo tentativo di far passare tutto in silenzio senza alcuna pubblicità a livello mediatico non si capisce».
Si oppongono anche gli avvocati difensori degli imputati accusati di associazione mafiosa, che ribadiscono il loro diniego alle riprese audiovisive. Dal canto suo, la pm Luise continua a sottolineare l’assenza di rilevanza sociale del processo in questione. Ne nasce una discussione intensa fra accusa e legali del cronista di Telejato sull’intervento di televisioni e radio. Interrotta, però, dal rinvio del giudice e dalla presentazione delle liste testi alla Corte. Nell’elenco dell’accusa figurano i nomi degli agenti del Nucleo operativo di Partinico e i nomi delle parti lese. Consegnata anche la lista dei testi della difesa Maniaci: fra questi ci sono una ventina di agenti del gruppo Radiomobile di Partinico, quelli che ancora oggi lo seguono perché sotto la tutela dei carabinieri. Ma a spiccare sono i nomi della giudice Silvana Saguto, del tenente colonnello Rosolino Nasca e dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Tanti i nomi in comune nelle liste dell’accusa e della difesa.
Non manca neppure un altro colpo a sorpresa: sul finale, uno degli imputati, Nicolò Salto, rivolgendosi direttamente alla Corte, chiede di essere trasferito ai domiciliari per via delle sue condizioni di salute. «Sto male», ripete ai giudici, e a dimostrarlo ci sarebbe anche una perizia di parte. «Ho dovuto fare lo sciopero della fame perché avevo paura per la mia vita». Chiede quindi che venga riesaminato il suo fascicolo, alla luce soprattutto di una sua passata permanenza in una clinica privata di Partinico. «Più che altro era nascosto, perché c’era qualcuno che lo voleva ammazzare – commenta Maniaci a fine udienza – Noi di Telejato andavamo ogni giorno a bussare sotto alla sua porta in clinica per denunciare il fatto che si trovasse là».