Cattedrali nel deserto, grandi spazi poco utilizzati o aree adibite a mercati rionali. Alcuni collegati male con la rete dei mezzi pubblici, altri mai realizzati. Giulio Di Chiara, presidente di Mobilita Palermo: «Una volta chiusi i cantieri serve un piano per integrarli col sistema di bus, tram e treni»
Parcheggi comunali: costosi e poco pratici «Spesso progettati senza idea di mobilità»
«Il vero grosso problema è la progettualità». Poche idee e spesso confuse, nella giungla della mobilità palermitana i parcheggi da anni sono un problema quasi quanto il traffico. Dai grandi silos promessi dall’amministrazione Cammarata alle aree di sosta a ridosso della Ztl, molte volte si è cercato di mettere ordine, ma spesso i risultati non sono stati quelli sperati. Pochi spazi disponibili, una cultura, quella cittadina, difficile da rifondare con nuove abitudini e la mancanza di intermodalità nei progetti, sono solo alcuni degli ostacoli dietro alla costruzione e alla messa a sistema delle aree parcheggio comunali, che in alcuni casi addirittura finiscono per diventare vere e proprie cattedrali nel deserto.
L’esempio più lampante è quello del parcheggio Emiri, in via Nina Siciliana. Un’area da 620 stalli, con 15 posti moto e 5 posti pullman, costata quasi cinque milioni di euro. Fin da subito riempirlo è stato un’impresa. Diversi sono stati i tentativi di rilancio del parcheggio e a poco pare essere servito l’averne fatto il capolinea di cinque corse Amat e più di recente la vicina fermata del tram. «Il parcheggio di via Nina Siciliana – spiega Giulo Di Chiara, presidente di Mobilita Palermo – è ubicato in una zone che prima era un terreno totalmente incolto, poi riconvertito in area per le auto. Vero che passa lì accanto la linea del tram, ma non mi sembra che ci sia stato uno studio particolarmente attento su quelli che avrebbero potuto essere i flussi per capire se realmente servisse un parcheggio di queste dimensioni, in quella zona. Adesso il Comune lo ha adibito anche ad area per il mercatino rionale settimanale che prima era dalle parti di via Libero Grassi, cosa che la dice lunga sul fatto che non ci sia poi tutto questo traffico di auto».
Progettualità, sembra essere la parola d’ordine. Quello che decreta il successo o il fallimento di un’opera. Quella che probabilmente è stata più carente nell’ideazione di diversi parcheggi pubblici. «Spesso – continua Di Chiara – queste, così come altre strutture, sono figlie di finanziamenti che arrivano dall’alto e mettono un’amministrazione nella posizione di dovere decidere se spendere quei soldi o perderli. E se non c’è alle spalle una progettualità già avviata si finisce col trovarsi di fronte a un bivio. Poi a ridosso delle elezioni poter dire che si stanno costruendo parcheggi o altre opere è fondamentale e alcune di queste penso siano nate così». Spesso il problema è come questi spazi vengono progettati e come vengono collegati al resto della città. «O un parcheggio così grande lo realizzo in un punto in cui so che tutto attorno è ricco di uffici, scuole, poli attrattivi e la gente arriva, parcheggia e si muove nelle immediate vicinanze, oppure devono essere scelti dei punti di snodo in cui lasciare la macchina e cambiare mezzo di trasporto, quindi in prossimità delle linee dei trasporti pubblici. Il parcheggio in via Nina Siciliana è totalmente slegato al progetto del tram, per esempio. Le due cose non sono state concepite insieme o l’uno in funzione dell’altro per favorire l’intermodalità».
Ma quello della progettazione e della realizzazione delle aree in cui poter abbandonare l’auto e scegliere mezzi alternativi è un problema a cui a Palermo si lavora da molti anni, quasi mai con fortuna. Uno dei pilastri del programma dell’allora sindaco Diego Cammarata, ad esempio, era la serie di silos da realizzare in centro per raccogliere le auto. Un progetto rimasto sulla carta, eccezion fatta per il parcheggio sotterraneo accanto al Palazzo di giustizia. «I silos previsti a piazza Sturzo e alla stazione – spiega Di Chiara – erano progetti in project financing, quindi non possono prescindere dall’intervento di un privato, che guarda comunque al proprio profitto e ne risponde del suo, non dovevano essere realizzati grazie fondi pubblici. Questi però potevano avere un senso allora, ma non adesso. Costruire dei parcheggi in centro attirerebbe inevitabilmente le automobili in centro e questo va in controtendenza con quella che è la strada intrapresa negli ultimi anni con pedonalizzazioni e Ztl, che vogliono invece tagliare fuori dal centro storico le auto. Che senso avrebbe parcheggiare in un’area per cui bisogna comunque pagare il pass Ztl?».
Un discorso a sé, invece, merita anche il parcheggio sotterraneo al Tribunale. «Nei piani – aggiunge ancora Di Chiara – avrebbe dovuto decongestionare corso Finocchiaro Aprile e la sua area commerciale, facendo diminuire le soste selvagge». Ma così non è stato, anche perché l’idea di base si è scontrata con le abitudini dei cittadini, che per soste più o meno brevi non lasciano la macchina in un parcheggio sotterraneo a pagamento. Solo dopo diverse operazioni come la sosta notturna al costo di un euro nelle serate più ricche di movida, esperimento provato lo scorso anno, e la Ztl la struttura inizia a riempirsi, ma non è mai particolarmente difficile trovare un posto auto. «Ci sono grandi città europee – conclude il presidente di Mobilita Palermo – che hanno parcheggi fuori dal perimetro del centro storico e i provvedimenti stradali quasi ti costringono a lasciare l’auto in queste aree con restrizioni e sanzioni salate. Questo ovviamente dopo avere fornito all’automobilista la certezza che da qualsiasi parte della città si arrivi un posto dove lasciare la macchina si trova e a breve distanza tutti i mezzi pubblici». Una questione, appunto, di progettualità.