Settemila euro per un'autorizzazione che avrebbe potuto garantire incentivi fino a 500mila euro per la produzione di energia rinnovabile, tramite un impianto solare a Ragusa. Parla l'imprenditore che ha fatto scattare l'inchiesta: «Da voi i funzionari più preparati, ma usano la loro conoscenza per bloccare progetti e lavori»
La tangente al dirigente regionale per il fotovoltaico «In Sicilia ti chiedono sempre voti e posti di lavoro»
«I soldi sono l’ultimo problema. È l’ultima richiesta che arriva a chi fa impresa in Sicilia. Chiedono sempre posti di lavoro e voti. Voti e posti di lavoro. Poi i ladri di galline chiedono i soldi. Ma questi ultimi agiscono per lo più per conto proprio. Sono a un livello più basso». Parole piene di amarezza quelle dell’anonimo imprenditore che ha fatto scattare l’inchiesta che ha portato a scoprire una tangente da settemila euro. Soldi che sarebbero serviti per ottenere un’autorizzazione necessaria a mettere in regola un impianto fotovoltaico e usufruire degli incentivi previsti dalla legge. È questa l’accusa che la Procura di Palermo contesta al dirigente della Regione Sicilia Salvatore Rando e a Vincenzo Salvatore Sucato, l’uomo – con un lungo curriculum in enti pubblici – che avrebbe pagato la mazzetta per conto di una delle più grandi società che si occupa di energie rinnovabili, la Rete rinnovabile srl. Secondo i magistrati i vertici dell’azienda ne erano a conoscenza, ecco perché risulta indagato anche l’amministratore delegato Paolo Lugiato.
«Io giro molto in Italia visto che lavoro nella realizzazione di diverse opere pubbliche – continua l’imprenditore da cui è partito tutto – e posso dire che in Sicilia ci sono i funzionari e i dirigenti più preparati d’Italia. Conoscono la procedura a memoria e sono molto competenti. Ma usano la loro conoscenza per non fare, per fare stancare chi vuole fare, per bloccare progetti e lavori. Non si capisce il perché di cinque decreti per lo stesso progetto. Quando siamo venuti a lavorare in Sicilia ci hanno detto che o finivamo falliti o arrestati. Io in galera non avevo alcuna intenzione di andare a finire. Ma ci hanno fatto fallire».
In questo caso l’opera al centro della vicenda è un impianto fotovoltaico a Ragusa che ha una capacità effettiva di 0,999 mwp. Quasi un megawatt: per ottenere questa potenza sono necessari cinquemila pannelli, per una superficie di 6.500 metri quadri. La Rtr in Italia, grazie ai suoi 119 impianti, produce 318 megawatt. In Sicilia la società gestisce 13 impianti – a Partanna (Tp), Ciminna, Partinico e Caracoli (Pa), Caltanissetta, Favara (Ag), Enna, Paternò (Ct), Acate e Ragusa, Priolo, Melilli e Augusta (Sr) – e produce un’energia pari a 27,559 megawatt. Sufficiente a garantire il consumo annuo di energia a quasi 14mila famiglie.
Secondo l’accusa la tangente era volta ad avere un’autorizzazione dalla Regione, necessaria per ottenere gli incentivi del Gestore servizi energetici, società controllata dal ministero dell’Economia che ha il compito di istruire l’iter dopo la richiesta di agevolazioni, erogarle (in caso di esito positivo dell’iter) e successivamente verificare il mantenimento dei requisiti. Un impianto come quello di Ragusa può usufruire di incentivi anche di 500mila euro. Un conto che deriva dalla moltiplicazione della taglia dell’impianto (0,99 Mw), per il numero di ore annue (che in Sicilia è in media di 1.600 secondo le stime dello stesso Gse), per il costo dell’incentivo (un range che va da 0,18 centesimi a kW/h fino a 0,42 kW/h).
Fino al 2011 la società Rtr, che si autodefinisce «un leader europeo nella produzione di energia rinnovabile da impianti fotovoltaici per potenza installata», era di proprietà di Terna. Cinque anni fa è stata acquistata da Terra Firma, fondo inglese di private equity, a un costo di 755 milioni di euro. «Rtr – fanno sapere dall’azienda – prende atto che sono in corso indagini in Sicilia che coinvolgono un consulente in passato incaricato dalla società. Poiché le indagini sono ancora in corso non possiamo rilasciare ulteriori commenti».
In Sicilia a gestire le attività per la Rtr è stato, fino a poco tempo fa, Salvatore Vincenzo Sucato, di Misilmeri, 69 anni, soprannominato ballerino, finito in carcere nell’indagine della Procura di Palermo. È lunghissimo il curriculum di Sucato, che è passato negli ultimi 40 anni da un incarico all’altro, sempre nell’amministrazione pubblica: per nove anni, dal ’75 al ’84, consigliere comunale a Palermo, per quattro assessore ai Lavori pubblici del capoluogo. Esponente del gruppo della Democrazia cristiana facente capo a Vito Ciancimino. Le cronache di quegli anni lo ricordano anche per un arresto per vicende legate alla carica di assessore. Ex dipendente del Genio civile di Palermo, oggi in pensione, svolge attività professionale in campo urbanistico e di lavori pubblici in favore di alcuni Comuni della Regione Siciliana, tra cui Misilmeri, suo luogo di origine, dove negli anni ’80 aveva ricoperto anche la carica di assessore e vice sindaco. Dal 2012 riveste anche la carica di assessore del Comune di Santa Flavia. Da cui ieri è stato sospeso.
AGGIORNAMENTO: Paolo Lugiato fa richiesta di accesso al diritto all’oblio in virtù della piena assoluzione con sentenza – già passata in giudicato – pronunciata dal Tribunale di Palermo il 7 marzo 2024.