Naufragio al largo della Libia, sei migranti morti Salvato bambino che aveva perso i sensi in mare

Almeno sei migranti morti durante una traversata. È il bilancio provvisorio del naufragio di un gommone a circa 30 miglia dalle coste libiche. Mentre il personale dell’imbarcazione Aquarius della ong italo-tedesca Sos Mediterranee continua l’opera di controllo, altri 114 migranti provenienti dall’Africa occidentale sono stati soccorsi. Secondo quanto ricostruito dalle prime informazioni, cinque persone sono state trovate morte a bordo del gommone naufragato, mentre un altro migrante sarebbe caduto in mare e annegato, senza che sia stato possibile recuperarne la salma. 

Stando ai racconti dei sopravvissuti, il viaggio sarebbe cominciato intorno alle due del mattino dalla Libia. Appena due ore dopo la partenza, però, il gommone avrebbe cominciato a imbarcare acqua. A ricevere la richiesta di soccorso è la Guardia costiera italiana, che gira la segnalazione alla Aquarius. «Siamo arrivati alle due del pomeriggio e la loro imbarcazione stava cominciando a sgonfiarsi – racconta alle agenzie di stampa Mathias Menge, coordinatore della squadra di Ricerca e soccorso di Sos Mediterranee – Subito abbiamo iniziato a distribuire i giubbotti di salvataggio e altri dispositivi di galleggiamento. Abbiamo fatto tutto il possibile, ma purtroppo sei persone hanno perso la vita in questa tragedia». 

Trai i 114 migranti sopravvissuti ci sono anche 24 minorenni, tra cui tre bambini sotto i cinque anni. Uno dei giovanissimi viaggiatori si trovava in acqua, a faccia in giù, al momento dell’arrivo dei soccorsi. «Il ragazzino, proveniente dal Camerun, della apparente età di dieci anni, era privo di sensi dopo aver inalato carburante e acqua di mare – racconta Sarah Giles, dottoressa di Medici senza frontiere, il cui personale presta servizio a bordo della Aquarius – Per fortuna è stato soccorso in tempo e portato a bordo per le cure mediche urgenti. È stato privo di sensi per due ore, ma siamo riusciti a stabilizzarlo in modo che potesse essere trasferito a Lampedusa insieme alla donna che lo accompagnava».


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