Adrano, genitori difendono il maestro arrestato Denuncia partita per alcuni selfie con gli abusi

Mattinata movimentata, quella di ieri, all’ingresso del primo circolo didattico Sante Giuffrida di via Cusmano di Alcara Li Fusi. È lì che martedì mattina è stato arrestato il maestro 66enne di Biancavilla, davanti a centinaia di studenti. È accusato di «avere compiuto atti sessuali su un ragazzo affetto da disabilità psichica e all’epoca dei fatti minorenne». La vittima sarebbe l’allievo, sempre biancavillese, al quale l’insegnante dava lezioni private. Una vicenda dai contorni ancora da definire, per parlare della quale la dirigente scolastica dell’istituto dove l’uomo insegnava, Loredana Lorena, ha incontrato i genitori degli allievi. Che però hanno manifestato supporto nei confronti del 66enne.

I genitori dei bambini delle classi non seguite dal maestro arrestato, dopo paura e apprensione iniziali, sono cauti nei giudizi e attendono l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria. Di diverso avviso i genitori degli alunni delle due quinte, in cui il maestro ha insegnato fino all’altro ieri. «È sempre stato un ottimo docente – dicono – Non abbiamo mai notato atteggiamenti ambigui, i nostri bambini sentono la sua mancanza». Affermazioni alle quali replica la dirigente: «Questo è poco importante – sostiene – Quello che deve essere evidenziato è che eventuali fatti contestati all’insegnante non sono avvenuti in ambito scolastico e che la scuola non ha nulla a che fare con questa vicenda. Noi i bambini vogliamo tutelarli».

Ciò che però non è andato giù alla preside sarebbe stato «il poco tatto» dimostrato dalle forze dell’ordine al momento dell’arresto. «Prenderlo davanti ai bambini, che gli sono molto legati, è stato poco opportuno – prosegue Loredana Lorena – Lo dico con grande rispetto per l’operato delle forze dell’ordine, che hanno la mia assoluta stima e ammirazione. Ma non ci sentiamo di esprimere giudizi e siamo in attesa». Per i ragazzini che hanno visto il loro insegnante essere arrestato, la dirigente annuncia «azioni di supporto psicologico perché i bambini sono rimasti traumatizzati da quello a cui hanno assistito».

Tornando alle accuse nei confronti dell’insegnante: la vicenda viene alla luce lo scorso febbraio, quando i compagni di scuola della vittima avrebbero notato, sul cellulare dell’oggi 19enne, alcune immagini che lo avrebbero ritratto in atteggiamenti intimi con il suo insegnante privato. Si tratterebbe di selfie, autoscatti, non è chiaro se realizzati dal ragazzino o dal suo presunto aguzzino. La vista di quelle immagini avrebbe inquietato i ragazzi, che avrebbero consultato prima gli insegnanti, poi i propri genitori, e infine i carabinieri. La denuncia ha dato il via a un’attività investigativa: ascoltati la vittima e i suoi genitori, le indagini sono state condotte a 360 gradi

I carabinieri, dopo l’avvio dell’inchiesta, hanno ascoltato i testimoni. Mentre la procura della Repubblica di Catania ha delegato le indagini anche alla polizia postale. Che ha acquisito i «numerosi e gravi elementi probatori» che compongono parte del fascicolo a carico del 66enne biancavillese. I poliziotti hanno recuperato i file dal cellulare della vittima, contenenti immagini che erano state cancellate da qualcuno. Gli inquirenti hanno pure sottoposto a perquisizione l’abitazione dell’uomo e altri sopralluoghi sono stati effettuati ad Adrano. Ascoltati come testimoni anche i docenti dell’istituto frequentato dal ragazzo. Gli abusi sarebbero avvenuti all’interno della casa del docente, dove i familiari – ignari di tutto – portavano il ragazzo per il doposcuola. L’uomo sarebbe stato anche un amico di famiglia, e tutto ciò lo avrebbe agevolato nel non destare sospetti nei genitori.


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A notare le immagini sul cellulare della vittima sono stati alcuni coetanei. Che prima hanno avvisato gli insegnanti, poi i genitori e i carabinieri. Le indagini avrebbero prodotto «numerosi e gravi elementi probatori». «I fatti contestati non sono avvenuti in contesto scolastico», precisa la dirigente dell'insegnante fermato

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