Il gup Alessandro Ricciardolo si è ritirato per deliberare in seguito all'udienza preliminare che valuta il rinvio a giudizio di cinque persone nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Nicole Di Pietro, la neonata deceduta nel febbraio scorso, poche ore dopo esser nata nella nota struttura privata catanese
Caso Nicole, attesa per decisione del giudice La clinica Gibiino sia imputato che parte lesa
Si è ritirato in camera di consiglio il giudice delle udienze preliminari Alessandro Ricciardolo a conclusione dell’udienza sul rinvio a giudizio di cinque persone nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Nicole Di Pietro, la neonata deceduta il 12 febbraio 2015, poco dopo la nascita nella clinica Gibiino di Catania, mentre veniva trasportata in ambulanza verso un ospedale di Ragusa.
La decisione del magistrato, attesa in serata, segnerà la direzione del procedimento che vede alla sbarra la ginecologa Maria Ausilia Palermo, difesa dall’avvocato Paolo Spanti, il neonatologo Antonio Di Pasquale, rappresentato dal penalista Walter Rapisarda, e l’anestesista Giovanni Gibiino, difeso da Piero Granata, indagati per omicidio colposo. Diverso capo d’imputazione per l’ostetrica Valentina Spanò. difesa dall’avvocato Carmelo Peluso, che dovrà difendersi dall’accusa di false attestazioni, secondo le richieste dei pubblici ministeri Alessandra Tasciotti e Angelo Brugaletta.
Archiviata la posizione del direttore sanitario Danilo Audibert indagato inizialmente per favoreggiamento personale. Nel procedimento si sono costituiti parte civile l’assessorato regionale alla Salute oltre ai genitori, nonni, bisnonni e zii della bambina, l’associazione di consumatori Codacons e anche la casa di cura. Che ricopre due ruoli all’interno dello stesso processo, quello di parte lesa e quello di imputato. I legali dei familiari di Nicole, tramite gli avvocati Michele Ragonese e Mary Chiaromonte, hanno infatti citato in giudizio la struttura sanitaria privata. Le indagini della squadra mobile della questura e della polizia giudiziaria sono state coordinate dalla procura distrettuale di Catania che ha ribadito l’estraneità di strutture esterne alla clinica nell’inchiesta.