Giovedì inizieranno i 30 giorni di fermo biologico, decisi dalla Regione per favorire il ripopolamento dei mari siciliani. Una misura che però non toccherà i pescherecci stranieri, e che suscita inevitabilmente l'interesse di esercenti e amanti del buon pesce
Pesca in Sicilia, domani inizia lo stop per un mese Ristoratori e pescivendoli: «Cambieremo l’offerta»
Pescato del giorno. L’espressione che per tradizione è garanzia di freschezza e qualità nei ristoranti siciliani a partire da domani potrebbe sparire o comunque significare ben poca cosa. Questo almeno per un mese, fino a metà ottobre, quando si concluderà il fermo biologico deciso dalla Regione. Che per la prima volta ha scelto di stabilire un periodo unico valido per tutte le imbarcazioni che utilizzino «reti a strascico a divergenti, le sfogliare rapidi, le reti gemelle a divergenti». Ovvero quelle attrezzature idonee a pescare, specie di medie e piccole dimensioni.
Il blocco in tal senso – oltre a pescespada, tonno e tutte quelle specie pescate con metodi diversi – lascia fuori soltanto il gambero rosa, rosso e lo scampo, che, pur essendo tradizionalmente pescati proprio con le reti a strascico, potranno continuare a essere tirati su perché hanno già attraversato la fase di fermo in piena estate. Purché, però, ciò avvenga al di là delle 12 miglia dalla costa.
La decisione di fissare un periodo unico – non dando più la possibilità agli armatori di decidere nel dettaglio quando far iniziare i trenta giorni continuativi di blocco delle attività – ha suscitato l’interesse dei diretti interessati, ma anche le perplessità di chi si chiede cosa finirà nelle tavole dei siciliani.
«Cosa mangeremo? Bella domanda, molto probabilmente lasceremo ancora più spazio ai prodotti di importazione che già oggi finiscono nelle nostre tavole perché pagati meno – commenta Tommaso Macaddino del sindacato Uila -. Il fermo biologico è comunque una necessità perché solo così possiamo consentire ai pesci, che in questo periodo stanno crescendo, di raggiungere misure più considerevoli». Al contempo Macaddino sottolinea come la misura non impedirà a chiunque di continuare a pescare. «Le imbarcazioni straniere potranno continuare a lavorare indisturbate», ammette il sindacalista.
Tra coloro che sono interessati a scoprire quali saranno gli effetti dello stop ci sono inevitabilmente anche ristoratori e pescivendoli. Entrambe le categorie, infatti, si troveranno costrette a dover modificare almeno in parte la propria offerta. Anche se al momento nessuno sembra scomporsi più di tanto. «Il blocco riguarderà pesci come le triglie, i calamaretti, quello che solitamente si usa per le fritturine – spiega un ristoratore della fascia ionica -. Ma non ci preoccupiamo, vorrà dire che prepareremo portate con il pesce che si potrà vendere». Perlopiù, come detto, pesce che tradizionalmente è servito a fette, come nel caso del pescespada o del tonno, ma anche tutte le specie che rientrano nella definizione di pesce azzurro. «La politica ha deciso così e a noi non rimane che accodarci – commenta un collega trapanese -. Se qualcuno proverà a venderlo di contrabbando? Può darsi, noi di certo non lo compreremo».
Discorsi simili e relativa attesa anche da parte di chi gestisce le pescherie. «Cosa venderemo ai clienti? Sicuramente meno del solito, ma è un mese e faremo in modo di riuscire ad andare avanti», chiosa un pescivendolo acese.