Acireale, per anni minacciata di morte dall’ex «Adesso è ai domiciliari a cento metri da me»

Un matrimonio che dura per vent’anni. Poi le minacce da parte di lui, i tentativi di uccidere la moglie, i messaggi e fino a venti chiamate in una sola notte. In mezzo, la crisi e la perdita del posto di lavoro di lui. È la storia di Mariella Puglisi, 49 anni, artigiana di Acireale. Che sceglie di raccontarla perché sia di esempio e di denuncia. «Io non ce l’ho con il mio ex marito perché lui è malato, folle e non capisce i gesti che fa. Bisogna farlo curare e non buttarlo dentro a un carcere – spiega a MeridioNews – Io ce l’ho con le istituzioni che non si prendono cura delle persone come lui e con i magistrati che emettono sentenze e ordinanze che aggravano la situazione». Come gli arresti domiciliari disposti negli scorsi giorni, in un luogo troppo vicino alla casa dove Puglisi vive, con il suo nuovo compagno, insieme alle tre figlie avute dall’ex marito. La misura cautelare è stata imposta dopo che lui, sabato, ha incendiato il garage di lei: una notizia diffusa come «raptus di gelosia», ma che non tiene conto di una storia che va avanti da anni.

È il 1993 quando Mariella Puglisi sposa quello che sarà suo marito fino al 2013. «Una persona normale», fino a quando non perde il lavoro e la famiglia arriva a fine mese con il negozio di lei. «Si è sentito ferito nella sua dignità di uomo, forse soffriva di una depressione che non avevo capito, e nel 2011 ha cominciato a dare segni di aggressività nei miei confronti, era geloso, vedeva amanti ovunque». Lei sopportava. «Era mio marito e gli volevo bene, ma era malato». Le tre figlie delle coppia intanto crescono, oggi la più piccola ha 16 anni e la più grande 22. Tra il 2012 e il 2013 la situazione si aggrava. «Mi faceva vedere il pugnale, diceva “Io non servo a niente, mi uccido, ma prima uccido te perché non ti puoi rifare una vita con un’altra persona”». Minacce, fino a quando non prova davvero a ucciderla: «Mi ha messo le mani al collo – racconta la donna – Sono stata più volte dai carabinieri ma, se non hai sangue o segni evidenti, non possono andare oltre». 

Un giorno lui si chiude in casa. Lei chiama la polizia, che lo trova in stato confusionale. «Mi hanno detto “Vada via, perché è la volta buona che riesce ad ammazzarla”». Qualche giorno dopo simula un tentativo di suicidio con lo scarico dell’auto. Al Cannizzaro un tso accerta la sua paranoia. Per un mese viene ricoverato in psichiatria e per un anno curato nell’ufficio di igiene mentale di Acireale. «Poi, secondo i medici, era guarito». Mariella Puglisi intanto è già scappata insieme alle figlie a casa dei genitori, dove vive dal 2013 al 2015. Lui sta invece nella loro casa, le cerca, le minaccia ancora. Lei chiede la separazione e il giudice le assegna l’appartamento. Lui è costretto ad andare via. «Quando siamo rientrate abbiamo trovato tutto come due anni prima. Le stesse posate sul gocciolatoio, le stesse lenzuola per due anni, il cibo ormai mangiato dai vermi», racconta la donna. Un prete trova al suo ex marito un posto in una casa famiglia a Modena e lui va via. 

A Mariella sembra finito un incubo. Conduce una vita normale e trova un altro compagno. Fino a quando, dopo sei mesi, l’ex marito non viene buttato fuori dalla struttura e comincia a girovagare per il nord Italia. «Così quest’anno sono ricominciate le minacce. Mi diceva “Scendo e ti ammazzo“». Ci prova una prima volta ma non riesce. Ci riprova una seconda, sabato scorso. «È andato prima a scuola da mia figlia, impaurendola». Poi, a casa, ha strappato il pomello di ferro della porta per provare ad abbatterla. Mariella Puglisi ha il tempo di andare dai carabinieri e tornare con i militari, e lui aveva dato fuoco al garage. Viene arrestato sul posto, mentre lei sporge denuncia e racconta che non si tratta di un gesto isolato. Per lui vengono disposti i domiciliari a casa dei genitori. «Ma loro non l’hanno voluto, quindi è come se fosse evaso e l’hanno portato in cella», racconta la donna. 

Ieri si celebra una nuova udienza, per trovare una soluzione. Tra le tre idee proposte dal legale di lui c’è di mandarlo da una sorella, che vive nello stesso pianerottolo dell’ex moglie e delle figlie. «Tanto è ai domiciliari, non può uscire», sarebbe stata la risposta del giudice. Si pensa anche di farlo tornare nella casa dell’ex coppia, facendo andare via Mariella e le figlie. Si chiede infine al prete di trovargli un altro posto, ma serve tempo. «E quindi intanto hanno deciso che starà ai domiciliari in un ex asilo nido comunale, incustodito, a cento metri da casa mia e davanti alla fermata dell’autobus che mia figlia prende ogni giorno per andare a scuola – racconta la donna -. Già ieri alcuni amici mi hanno raccontato di averlo visto passeggiare in piazza e prendere il caffè al chiosco». A giugno è prevista una nuova udienza per l’incendio del garage. «Intanto non possiamo più uscire da sole e vivere la nostra vita – conclude Mariella Puglisi – E, se lui verrà scarcerato, saremo costrette a scappare da casa nostra».


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