Da Ballarò allo Zen, quartieri illuminati a giorno dalle cataste di legno in fiamme, tra bambini festanti e qualche scontro con vigili del fuoco e polizia. Storia di una tradizione che si ripete ogni anno la sera tra il 18 e il 19 marzo e che causa polemiche e ammirazione. Guarda le foto e il video
Palermo brucia, tra ragazzini festanti e scontri L’antica tradizione delle vampe di San Giuseppe
«Questa tradizione ha centinaia di anni, io ne ho 83 e me la ricordo da sempre. Solo che prima raccoglievamo la legna, ora si fa c’a munnizza». Le origini del rito delle vampe di San Giuseppe si perdono nella notte dei tempi. Tra significati esoterici – c’è chi lo accosta al culto del sole – e tradizioni perse nella memoria, oggi è più ricordato per i frequenti scontri tra fedeli e vigili del fuoco, che accorrono in tutta fretta a gettare acqua sui roghi in fiamme. E poco importa se ai tradizionali Viva San Giuseppe i ragazzini di oggi preferiscono un più profano San Giuseppe, San Giuseppe, San Giuseppe, scandito a mo di coro da stadio, o se è difficile trovare – anche tra i più anziani – qualcuno in grado di spiegare il perché di questa usanza. I palermitani al rito delle vampe proprio non vogliono rinunciare.
La polemica si rinnova ogni anno. I divieti anche. E puntualmente ogni anno si ripete la tradizione, con i ragazzini a caccia di legna da ardere per tutta la settimana. Nelle pire si trovano travi, porte, vecchi mobili, quest’anno in cima alla catasta di legname alle spalle dell’ospedale Di Gristina c’era persino un pupazzo dell’uomo ragno, sacrificato in nome della causa. «Giriamo tutta la settimana in cerca di legna – racconta uno degli autori della vampa di Ballarò – anche fuori dal quartiere. Andiamo dappertutto. È già venuta la polizia e si è portata via mezza catasta, ma noi l’abbiamo rifatta e la rifaremo ogni volta». Ma se la serata ardente nel rione del mercato storico è andata avanti in maniera tranquilla fino a che della vampa non è rimasta solo la cenere, lo stesso non si può dire per altri quartieri della città.
Poco distante dall’ospedale dei Bambini c’è una piccola ma controversa vampa, quella allestita all’incrocio tra via d’Ondes Reggio e via Filippo Corazza. Proprio al centro della strada. Anche quest’anno sono arrivati i pompieri a mettere fine al rito che puntualmente minaccia balconi e facciate delle case, oltre a scarificare l’asfalto. E anche quest’anno la pratica si è conclusa con insulti ai danni dei vigili del fuoco e cassonetti incendiati. Tensioni anche alla Zisa e a Danisinni, mentre la pira allestita nei pressi del Civico, in via Carmelo Lazzaro, ha destato non poca preoccupazione ai degenti dell’ospedale e alla polizia. È stata costruita nel quartiere Zen2, invece, la vampa da record, una catasta di legname alta una decina di metri.