Il Teatro Mediterraneo Occupato è chiuso La rabbia dopo lo sgombero: «Solo opportunismo politico»

Era stato annunciato nei giorni scorsi e questa mattina è successo. La polizia municipale ha sgomberato il Teatro Mediterraneo Occupato, la porta saldata. Il TMO è ufficialmente chiuso.  

Ai ragazzi del collettivo non rimangono che amarezza e rabbia. Amarezza per quello che significa quel posto per loro e per la città, per i risultati ottenuti fin ora,  «Ieri eravamo a Gibellina – dice a MeridioNews Turi Pirrone, portavoce del TMO –  e abbiamo portato un pubblico pagante di 360 persone, a 100 km di Palermo. Uno spettacolo Massa e Potere #2, che è la prima produzione ufficiale del Tmo per la regia di Claudio Collovà e che nasce da un laboratorio durato un mese e mezzo, svolto all’interno del padiglione della Fiera e che ha visto in campo tutte le forze, dalla sartoria ai tecnici audio e luci».

E rabbia, per il silenzio di quei politici che li avevano pubblicamente sostenuti «Uno sgombero che arriva come un fulmine a ciel sereno – continua Turi, 28 anni -. Solo poche settimane fa eravamo alla fonderia Oretea, e i politici presenti, tra assessori e consiglieri ci avevano sostenuto con dichiarazioni pubbliche e avevano accolto le istanze presentate dal coordinamento».

Il collettivo TMO, fa parte infatti del coordinamento Fieramente Palermo, che raccoglie le associazioni più svariate, con un unico obiettivo, quello della gestione dei beni collettivi, con regole e criteri ben precisi ed equi. «Il paradosso?«Il paradosso – dice Turi – è che l’assemblea fatta alla Fonderia il 17 giugno, rientrava nel percorso Verso il Pride ed era centrata proprio sul tema di quest’anno: Spazi Pubblici, Spazi di rivolta”, un tema che guarda ad una politica volta alla riappropriazione di spazi abbandonati, di quartieri abbandonati, nel tentativo di restituirli alla città. Bene, il Comune è sponsor del Pride e dopo due settimane cosa fa? Sgombera il TMO!»

«Abbiamo mandato e-mail a capigruppo e assessori  – continua l’attore – chiedendo sospensione dello sgombero e una nuova assemblea, Non abbiamo avuto nessuna risposta. Noi ci organizzeremo, vogliamo capire se intendono comportarsi come un interlocutore o come controparte e allora agiremo di conseguenza. Ci dispiace per tutto questo, quello che vediamo è solo ipocrisia e doppiogiochismo, opportunismo becero. Non si ha idea di come gestire gli spazi e fare cultura – conclude Turi – un esempio su tutti? All’interno del TMO c’è un mural, che ci ha donato l’artista di fama internazionale NemO’s. Un lavoro di grande valore. La cultura si può fare anche gratuitamente personale altro che Nitsch, amico dell’assessore… (il riferimento è alla mostra di Herman Nitsch con opere fatte con corpi di animali squartati, che ha provocato fortissime reazioni in città, ndr) ».

E alla voce del collettivo si uniscono quelle di associazioni e artisti che operano in città e non solo. Claudio Collovà, regista dello spettacolo di ieri sera a Gibellina, ha scritto una lettera al sindaco «Complimenti vivissimi, caro sindaco,  – si legge  – che nel mezzo dei casini da risolvere in questa città che ha ingenuamente avuto fiducia in te, non trovi meglio da fare che mandare via da un luogo liberato dalle macerie e dall’immondizia fisica e spirituale, degli artisti che dici di amare e proteggere. Vergogna! Non una parola è stata spesa per difendere l’unico luogo autogestito di questa città, non assegnato in delibere serali il 31 di dicembre di un anno qualsiasi, mai una visita è stata fatta per capire e imparare a vedere al di là del proprio naso. Eppure ogni città europea ha luoghi autogestiti, autofinanziati, liberi dalle delibere consociative, liberi dalle imposizioni, dalle raccomandazioni, dalle amicizie malate e dall’appartenenza che a parole dici di avere sempre voluto combattere. Sai qual è la mia impressione? – continua Collovà –  Che è proprio sull’appartenenza che il tuo Potere fonda la sua irascibile presunzione di sapere come fare. Pochi intelligenti contro una massa di deficienti. Questa città non ha nulla di libero, è tutta controllata, piena di eleganza volgare.  Il TMO non è stato produttivo? Falso! Non ha dato libera accoglienza a tutti gli artisti che lo chiedessero? Falso! Non ha creato lavoro? Falso. Nessun indotto? Falso. La verità è che ciò che è stato produttivo, non corrisponde alla vostra idea di produzione, la vostra idea di legalità è lontana anni luce dalla illegalità diffusa che proteggete e che sopportate con noncuranza». 

LEGGI IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI CLAUDIO COLLOVA’


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«Il paradosso - dice Turi, componente del collettivo - è che l’assemblea fatta alla Fonderia il 17 giugno, rientrava nel percorso Verso il Pride ed era centrata proprio sul tema di quest'anno: Spazi Pubblici, Spazi di rivolta", un tema che guarda ad una politica volta alla riappropriazione di spazi abbandonati, di quartieri abbandonati, nel tentativo di restituirli alla città. Bene, il Comune sponsor del Pride, dopo due settimane cosa fa? Sgombera il TMO!» La lettera di Claudio Collovà

«Il paradosso - dice Turi, componente del collettivo - è che l’assemblea fatta alla Fonderia il 17 giugno, rientrava nel percorso Verso il Pride ed era centrata proprio sul tema di quest'anno: Spazi Pubblici, Spazi di rivolta", un tema che guarda ad una politica volta alla riappropriazione di spazi abbandonati, di quartieri abbandonati, nel tentativo di restituirli alla città. Bene, il Comune sponsor del Pride, dopo due settimane cosa fa? Sgombera il TMO!» La lettera di Claudio Collovà

«Il paradosso - dice Turi, componente del collettivo - è che l’assemblea fatta alla Fonderia il 17 giugno, rientrava nel percorso Verso il Pride ed era centrata proprio sul tema di quest'anno: Spazi Pubblici, Spazi di rivolta", un tema che guarda ad una politica volta alla riappropriazione di spazi abbandonati, di quartieri abbandonati, nel tentativo di restituirli alla città. Bene, il Comune sponsor del Pride, dopo due settimane cosa fa? Sgombera il TMO!» La lettera di Claudio Collovà

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