Sara e Paolo convivono da più di dieci anni e hanno tre figli. Dopo le botte e le umiliazioni, davanti alle minacce di morte lei ha detto basta, ma lui non si è rassegnato. Fino all'intervento dell'ufficio minori e stalking della polizia etnea. Che oggi racconta una storia vera - ma con nomi di fantasia - per invitare le donne a denunciare
Stalking, dal primo maggio nove ammonimenti Questura: «È un fenomeno che sta crescendo»
«L’ha avvertita che l’avrebbe uccisa insieme ai figli per poi suicidarsi». Sara e Paolo vivono insieme da più di dieci anni. Hanno tre bambini: adolescente il più grande, neonato l’ultimo arrivato. Eppure la vita di lei è dominata dalla paura e dalle botte. È questa la storia – vera, ma con nomi di fantasia – raccontata dalla divisione anticrimine della questura di Catania per spiegare il lavoro dell’ufficio minori e stalking e invitare le donne che subiscono violenze – fisiche o psicologiche – a denunciare. Un fenomeno che «negli ultimi tempi ha subito un notevole incremento», ammettono i poliziotti e le poliziotte che lavorano a contatto con le assistenti sociali per fornire assistenza alle donne che denunciano. «Nel solo periodo dal primo maggio a oggi, sono stati emessi ben nove ammonimenti, a fronte delle 12 istanze pervenute; in un caso, come sanzione accessoria, è stata sospesa la patente al responsabile delle violenze», spiegano dalla questura.
I casi sottoposti agli agenti sono diversi. Tra questi, è stato scelto l’esempio della vita di Sara e Paolo. Conviventi da quando lei ha scoperto di essere incinta del loro figlio più grande. Un giorno Sara si presenta all’ufficio stalking insieme ai familiari e ai tre figli e denuncia le minacce ricevute da Paolo. Durante un colloquio con gli agenti, la donna racconta come il convivente faccia abuso di alcool e droghe e fosse dedito al gioco d’azzardo. I rapporti tra loro si sono ormai trasformati in una spirale di botte e minacce, anche davanti ai figli. «La donna, dopo le aggressioni fisiche, malgrado i segni sul corpo, non ricorreva mai alle cure ospedaliere e, anche di fronte all’evidenza, negava ai familiari quanto subito, non riuscendo a porre fine alla relazione», riferisce la polizia.
Fino a quando le minacce non si fanno sempre più gravi, arrivando a coinvolgere la vita di Sara e quella dei bambini. Così la donna decide di andare via di casa e di vivere dalla madre. Una scelta che, in un primo momento, Paolo sembra accettare, per poi invece dare inizio a un’attività persecutoria nei confronti della ex convivente. Telefonate sue e da parte della suocera – la madre di lui -, per tentare di convincerla a tornare perché tutto sarebbe cambiato. Davanti al rifiuto di Sara, Paolo passa alle minacce di morte, dicendole che «avrebbe fatto una strage, ammazzando prima i bambini, poi Sara e infine se stesso». Il tutto senza tralasciare gli insulti nei confronti della donna. Frasi e umiliazioni all’ordine del giorno secondo quanto racconta anche la madre della donna ai poliziotti. A subire sono anche i tre bambini. Che, durante gli episodi di violenza del padre, cercano di difendere la madre. Finendo in mezzo. «Il più grande aveva raccontato alla nonna che il padre picchiava anche loro – continuano dalla questura – In particolare, in una circostanza, aveva persino schiaffeggiato il più piccolo per farlo tacere, solo perché piangeva».
Nei confronti di Paolo è scattato un ammonimento che, in caso di violazione in flagranza viene punito con l’arresto immediato. Mentre Sara e i figli sono stati trasferiti in una struttura d’accoglienza individuata dall’assessorato alla Famiglia e alle Politiche sociali del Comune di Catania. La vigilanza – in collaborazione con i Carabinieri – è stata disposta anche per i familiari della donna, sotto minaccia per averla protetta e aver collaborato con gli agenti.