L'Associazione partigiani ha depositato l'esposto alla procura pochi giorni fa. «Non è più una celebrazione per far scontare i peccati di Mussolini dall'inferno», spiega la presidente della sede etnea, Santina Sconza. «È una cosa pericolosissima»
Messa per Mussolini, Anpi sporge denuncia «C’è una legge contro l’apologia, si rispetti»
Un esposto alla procura di Catania. Argomento: la messa celebrata lo scorso 28 aprile in occasione dell’anniversario della morte di Benito Mussolini. La sede etnea dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, guidata dalla presidente del comitato provinciale Santina Sconza, ha presentato la denuncia pochi giorni dopo, il 6 maggio.
«In data 28 aprile 2015 presso la parrocchia di Santa Maria della Guardia di Catania si svolgeva una messa in suffragio di Benito Mussolini nel settantesimo anniversario della morte», si legge nel documento depositato. «Alla fine della cerimonia alcuni partecipanti si esibivano nel saluto romano». Un gesto immortalato in un’immagine apparsa sul quotidiano La Sicilia il giorno successivo e allegata all’esposto. Ma la scena è stata ripresa anche in un video pubblicato online da Blog Sicilia.
«Tale manifestazione di fede fascista – sottolineano i membri dell’Anpi – è sanzionata penalmente dall’articolo 5 della legge 20 giugno 1952 numero 645, altrimenti nota come legge Scelba». Testo che prevede che «chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da 400mila a un milione di lire». Un’altra norma, la cosiddetta legge Mancino, «punisce con la reclusione da sei mesi a due anni», più una sanzione «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».
L’Anpi, per questa ragione, chiede che la procura «voglia accertare i fatti sopra indicati e individuare i responsabili, di cui si chiede la punizione ai sensi di legge». «È la Costituzione che lo prevede – precisa con decisione Sconza a MeridioNews – Che davanti a una chiesa si gridi “Viva il duce” non è accettabile».
La messa per Mussolini viene celebrata da qualche anno – con le stesse modalità, come testimoniato dalla nostra testata, almeno dal 2012 – ma questa volta l’associazione partigiana ha deciso di intervenire con forza. «Non è più una celebrazione per far scontare i peccati di Mussolini dall’inferno – prosegue – Se si vuol fare una messa, senza vessilli fascisti né alzate di mano, è legittimo. Ma non è questo il caso. È una cosa pericolosissima». Oltre alla messa, la città è stata riempita di manifesti sull’iniziativa. «Ho mandato una lettera al prefetto e al sindaco chiedendo la rimozione». E continua: «Esiste una legge che condanna azioni del genere? Che si rispetti. Non è possibile compiere gesti simili in un momento storico del genere per l’Italia».
Adesso la palla passa agli inquirenti e il risultato del procedimento non è per niente scontato. Sia per l’avvio del procedimento che del potenziale risultato. Come ha spiegato a MeridioNews il giurista Ernesto De Cristofaro «fare il saluto romano è considerato un estremo per aprire un fascicolo. Ma non viene avvertito più come un pericolo». Quindi viene meno il principio alla base della legge Scelba. Ma pure nel caso in cui si riesce ad arrivare davanti a un giudice, vengono emesse sentenze in cui il saluto romano è un «gesto che istiga all’odio razziale, cioè che sconfina nell’istigazione alla violenza», e altre in cui si decide l’assoluzione.
Altro problema potrebbe essere rappresentato dal luogo: a seguito dei patti Lateranensi prima e del Concordato dopo, l’interno di una chiesa «potrebbe non essere considerato un luogo pubblico, ma un luogo aperto al pubblico, che è cosa diversa. E, considerato che la legge Scelba punisce solo le manifestazioni pubbliche, potrebbe non essere applicata», ha fatto notare De Cristofaro. Ma come dimostrano l’immagine allegata all’esposto e il breve video su Youtube, i saluti inneggianti a Mussolini sono stati compiuti quando i partecipanti erano già in strada.
Padre Claudio, il prete che ha celebrato la funzione, dal canto suo si difende. «Ma quale apologia del fascismo, queste sono illazioni e cose fuorvianti al 100 per cento – riportano fonti di agenzia – Si è trattato di una semplice preghiera per un defunto, senza nessun’altra intenzione». E attacca: «C’erano persone che hanno partecipato con molto spirito religioso, la celebrazione si è svolta nella massima serenità, in silenzio, senza nessuna apologia. Ma come si permettono di fare queste illazioni?».