Ato rifiuti, chi pagherà i danni?

Oggi torna a riunirsi la nuova Assemblea regionale siciliana. All’ordine del giorno c’è il disegno di legge sull’esercizio provvisorio per quattro mesi e anche altri due provvedimenti: la proroga degli Ato rifiuti e la proroga dei precari. In questa sede vorremmo fare qualche considerazione sugli Ato rifiuti.

Già l’istituzione degli Ato rifiuti è uno scandalo. Andare a costituire società per azioni tra Comuni – com’è stato fatto in Sicilia nei primi anni del 2000 – quando gli stessi Comuni avrebbero potuto consorziarsi a costo zero, è stato un incredibile spreco di risorse pubbliche. Parliamo del fiume di denaro che è stato speso per pagare gli ‘amministratori’ di queste strane società: società di capitale sì, ma fatte con il denaro pubblico, sul modello Sofis, il ‘carrozzone mangiasoldi’ inventato dalla politica siciliana alla fine degli anni ’50 del secolo passato per organizzare ruberie in grande stile con la scusa di industrializzare la Sicilia con il denaro pubblico.

Insomma: con la costituzione degli Ato rifiuti la politica siciliana dei primi anni del 2000 non ha inventato nulla: ha soltanto ‘scopiazzato’.

Cos’hanno fatto questi Ato rifiuti? In qualche caso – pochissimi casi – hanno ben operato. Nella stragrande maggioranza dei casi hanno prodotto ‘buchi’ nei conti pubblici che nessuno ancora conosce con esattezza. Quello che si sa è che, al dicembre del 2008, l’indebitamento degli Ato rifiuti era pari a circa 600 milioni di euro. Stando a indiscrezioni, l’indebitamento, dopo quattro anni – e cioè al 31 dicembre di quest’anno – sarebbe pari a 1,4 miliardi di euro.

Il condizionale è d’obbligo, perché, a nostro modesto avviso, l’indebitamento degli Ato rifiuti è maggiore. In ogni caso, visto che la legalità sta anche diventando un valore per il Governo della Regione, sarebbe opportuno che oggi, a sala d’Ercole, il Governo regionale rendesse pubblico l’indebitamento degli Ato rifiuti. Questo, sia per informare i 90 parlamentari dell’Ars, sia per informare gli altre 5 milioni di siciliani, visto che stiamo parlando di soldi pubblici.

Detto questo, prima che Governo e Ars mettano mano alla proroga degli Ato rifiuti vorremmo ricordare, per grandi linee, come, perché e quando questi soggetti pubblici hanno prodotto questa enorme voragine finanziaria che, adesso, si vorrebbe far pagare agli ignari cittadini siciliani.

Precisiamo che la presenza di questi Ato rifiuti solo in pochissimi casi ha introdotto in Sicilia la raccolta differenziata. Ancora oggi, nella nostra Isola, tutti i rifiuti finiscono nelle discariche pubbliche e private.

Qui emerge la prima stranezza: ma come, il servizio è stato affidato a società di capitale pubblico e si utilizzano discariche private? Come mai la Regione, che dice di essere in deficit, in questi anni, non ha provveduto a realizzare discariche pubbliche? E perché, visto che ci sono state delle emergenze, le eventuali discariche private non sono state requisite? Forse sono stati tutelati interessi privati, ignorando, magari, le pubbliche virtù?

Poniamo queste semplici domande, visto che abbiamo avuto magistrati nella passata giunta regionale, visto che abbiamo magistrati in questa giunta e visto che altri magistrati hanno annunciato le proprie candidature al parlamento nazionale.

La presenza di discariche private, supponiamo, avrà avuto dei costi per le pubbliche amministrazioni. O ci sbagliamo? Ma ancora più onerosi – per le ‘casse’ pubbliche – debbono essere state le assunzioni di personale. Il giochetto al quale abbiamo assistito in questi anni – dai primi anni del 2000 fino al 2008 e poi dal 2008 fino ai nostri giorni – è stato il solito: si costituiscono società di capitali, quindi private, facendo sottoscrivere il capitale sociale a soggetti pubblici (in questo caso i Comuni) e poi si procede con le assunzioni di personale senza concorso.

Il caso del Coires di Palermo (una ventina di Comuni coinvolti) è emblematico. Alla presidenza si alternavano i Sindaci e si procedeva con le assunzioni. E, in generale, con una gestione non esattamente virtuosa. Alla fine del ‘giro’, se non abbiamo capito male, il Coires non sembra in attivo. Anzi.

Ancora: gli Ato rifiuti, in tutti questi anni, hanno acquistato beni? Fateci capire: hanno acquistato automobili (in alcuni casi sportive) e altri mezzi con i fondi pubblici? Tutto è stato fatto con evidenza pubblica? Ci sono state gare? Questi beni sono stati acquistati presso chi ha presentato l’offerta più conveniente, visto che sono stati pagati con i soldi pubblici?

Ora bisogna trovare i soldi per prorogare il servizio e per pagare i debiti. Chi pagherà? Gli ignari cittadini siciliani con la futura Taires? Non ci sembra una cosa seria.

Sarebbe serio – da parte di Governo e Assemblea regionale – prima di prorogare questo servizio fare chiarezza su tutto questo sistema. Chiamando, ad uno ad uno, gli amministratori degli Ato rifiuti a rispondere dei debiti (che forse sono più di un miliardo e 400 milioni di euro) in solido, ovvero con i propri beni personali.

Su questa vicenda sarà interessante esaminare – ed è quello che faremo – il comportamento del Governo regionale e dei vari gruppi parlamentari preseti all’Ars.

In tutto questo, mezza Sicilia, se non tutta, in queste ore è invasa dai rifiuti non raccolti.

 

 


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