70 anni fa lo sbarco degli americani in Sicilia: ricordare ma non festeggiare

Settant’anni fa – era il 10 luglio del 1943 – gli americani sbarcarono in Sicilia. Per la ricorrenza – così ci pare di aver capito – qualcuno vorrebbe ‘festeggiare’. Una festa per ricordare che cosa? L’inizio della fine della seconda guerra mondiale? La liberazione? O l’inizio di una nuova ‘colonizzazione’ che arriva fino ai nostri giorni con il Muos in corso di realizzazione a Niscemi e con l’Autonomia siciliana ridotta a una pezza da piedi?

C’è anche un altro parallelismo, che suona molto sgradevole. Il settantesimo anniversario dello sbarco delle truppe americane in Sicilia coincide con la celebrazione del processo sulla trattativa tra Stato e mafia che si celebra a Palermo: processo che – è notizia di questi giorni – resterà nel capoluogo dell’Isola.

Non per essere fastidiosi, ma lo sbarco americano in Sicilia fu il frutto di una grande trattativa tra Stato americano, mafia americana e mafia siciliana andata ‘brillantemente’ in porto senza rumore, senza ‘casini’, forse anche con la mediazione di un segmento della massoneria internazionale. (a sinistra, foto tratta da lucascialo.blogspot.com)

Mentre la più ‘recente’ì trattativa tra Stato italiana e mafia – l’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo lo sta dimostrando – è una ciambella senza buco, forse troppo ‘cotta’, se non ‘bruciata’, che, a prescindere da come finirà sotto il profilo processuale, ha già sputtanato a metà dello Stato italiano, tra ex Ministri della Repubblica dal telefono facile e conflitti di attribuzione a gogò .

Oggi non è della trattativa tra Stato e mafia iniziata, con molta probabilità, nel 1992, che vogliamo parlare. Oggi proveremo a ricordare che lo sbarco degli americani in Sicilia, 70 ani da, se, da un lato, fu un evento importante nella lotta di liberazione dell’Europa dal nazi-fascismo, dall’altro lato, come già accennato, diede l’avvio a una stagione che, contrariamente a quanto si pensava tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo passato, non si è conclusa con la caduta del Muro di Berlino e con la fine dell’ ‘Impero’ sovietico.

La presenza, sempre più massiccia, degli americani nel Mediterraneo, dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto alla Siria (unico Paese che, fino ad oggi, ha resistito), ci dimostra che i legami tra passato e presente sono tutt’altro che rescissi.

Ma, oggi, il punto non è nemmeno questo. Lasciamo ad altri ben più qualificati di noi i commenti sugli scenari politici internazionali. Oggi, quello che conta, è il ricordo di un evento – lo sbarco degli americani in Sicilia nel luglio del 1943 – che non può e non deve essere considerato tra i fatti positivi. C’entrano poco o nulla, in questo caso, i tradimenti di chi avrebbe dovuto difendere la Sicilia. E c’entra, invece – e molto – il ruolo della mafia americana e siciliana che allora, lo ricordiamo, aveva un ‘leader unico: Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano.

Qualche autorevole storico ha sempre cercato di sminuire il ruolo della mafia – americana e siciliana – nello sbarco in Sicilia del 1943. Questo tentativo, un po’ goffo, di nascondere una verità che era sotto gli occhi di tutti ha fatto il paio, fino ad oggi, con l’impossibilità di conoscere, ad esempio, la verità sulla strage di Portella della Ginestra. Dove gli americani hanno giocato un ruolo primario, insieme con la mafia siciliana. Gli archivi dello Stato italiano che custodiscono i documenti di Portella sono ancora gravati dal segreto di Stato. Documenti ancora non consultabili. E’ un caso? Non esattamente. Al contrario, ancora oggi, dei misteri di quegli anni, tutto si tiene.

Alla strage di Portella della Ginestra si lega la fine di Salvatore Giuliano: vicenda che, non a caso, in un libro pubblicato negli anni ’70 del secolo passato – il volume s’intitola “Guida ai misteri e piaceri di Palermo”, scritto dal giornalista Pietro Zullino – viene definita “l’intrigo fondamentale”.

Un lungo filo legherà la vicenda Giuliano con le morti, che avverranno negli anni successivi, di quasi tutti i protagonisti della stessa vicenda Giuliano: fatti descritti con dovizia di particolari con un prestigioso dirigente del Pci siciliano di quegli anni, il professore Giuseppe Montalbano nel libro da lui dato alle stampe, “Mafia politica e storia”.

Con lo sbarco degli americani in Sicilia, insomma, inizia una lunga storia che attraverserà non solo le vicende siciliane, ma parte della storia italiana che, dagli anni ’50, arriva fino ai nostri giorni, passando per le stragi del 1992.

Nel 1943 il colonnello Charles Poletti, capo degli Affari Civili della VII armata americana e governatore civile della Sicilia (Amgot), sceglie come interprete un giovane che ‘qualcuno’ gli ha segnalato: Vito Ciancimino. Sì, proprio lui, l’uomo che sarà al centro del ‘Sacco’ di Palermo negli anni ’50, ’60, ’70 del secolo passato. Sindaco di Palermo per meno di centro giorni nei primi anni ’70. Sempre nella Dc e sempre uomo di potere negli anni ’80. Probabile affiliato di Gladio, lo ritroveremo ancora nel 1992 tra i protagonisti della trattativa tra Stato e mafia. Con che ruolo sarà il già citato processo in corso a stabilirlo.

Tutto si tiene, nella storia della Sicilia, dal 1943, anno dello sbarco degli americani, fino ai nostri giorni. Passando per i missili Cruise nei primi anni ’80 (con l’omicidio di Pio La Torre che all’installazione in Sicilia di tali missili si opponeva). E per la stagione delle stragi del 1992. Arrivando – e siamo ai nostri giorni – al già citato Muos di Niscemi.

Un evento da ricordare, lo sbarco dei militari americani avvenuto in Sicilia 70 anni fa. Fatti sui quali riflettere. Ma di festeggiare, signori, non ci sembra proprio il caso.

 


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