14 luglio, dalla Bastiglia di Parigi alla Rivoluzione siciliana!

da Giuseppe Scianò e Corrado Mirto
del Fronte nazionale siciliano
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu colgono l’occasione del Festino di Santa Rosalia 2013 per ricordare – con emozione e con legittimo orgoglio – che il 14 luglio del 1820, a Palermo, la folla, radunata appunto per le celebrazioni “di li tri jorna di lu fistinu (dei tre giorni “focali” del festino), diede inizio ad una delle più grandi ed eroiche rivoluzioni indipendentiste della storia della Sicilia.

Una rivoluzione, che, con alterne vicende, si sarebbe protratta per tutto l’anno 1820 e per buona parte del 1821. Con eventi politici, istituzionali, militari di grande rilevanza.

Si pensi alla convocazione del Parlamento siciliano, si pensi ad uno specifico “referendum” sull’indipendenza della Sicilia. Si pensi, al “ripristino” della COSTITUZIONE SICILIANA del 1812 (soppressa, com’è noto, da Ferdinando di Borbone nel 1816). E si pensi soprattutto alla proclamazione dell’Indipendenza della Sicilia.

Nonostante a questa scelta si fossero opposti (e continuassero a farlo anche con l’uso della forza) i “liberali golpisti” unitari di Napoli – con alla testa Guglielmo Pepe e Pietro Colletta – nonché lo stesso Ferdinando di Borbone.

ANTI-INDIPENDENTISTI pure gli “UNITARI” ed i “CARBONARI” della NAPOLITANIA e di tutta quanta l’Italia. Ed erano scandalosamente “SCHIERATI” contro l’Indipendenza della Sicilia anche gli Stati della Santa Alleanza con a capo l’Impero Asburgico, d’accordo, per l’occasione, con il REGNO UNITO di Gran Bretagna. Quest’ultimo, infatti, guardava con simpatia al Nazionalismo Siciliano esclusivamente in funzione “anti-borbonica”. E, pertanto, osteggiava nei fatti l’ipotesi dell’Indipendenza e della sovranità della Sicilia, che peraltro – sarebbe stata incompatibile con il progetto della creazione dell’ITALIA UNITA, già avviato dal Governo di Londra.

È appena il caso di sottolineare che la rivoluzione indipendentista, dopo una lunga resistenza, fu sconfitta. Ma non furono sconfitti e sono imprescrittibili i diritti fondamentali del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana, proclamati nel corso della Rivoluzione stessa. Ed accadde addirittura che per prevenire il pericolo di un’altra rivoluzione fu mandato, dal Governo di VIENNA, un grosso contingente di soldati dell’Esercito Austriaco, che – in Sicilia – sarebbe rimasto per ben cinque anni. (a sinistra, foto tratta da wikipedia.org)

È paradossale, ma questa misura cautelativa fece molto piacere – più che al Re Ferdinando – ai Carbonari, ai Massoni, ai LIBERALI ed agli “unitari” Napoletani ed italiani che nell’Indipendentismo Siciliano vedevano il principale nemico da abbattere.

A parte il grido di “VIVA PALERMO E SANTA ROSALIA!” che si ripete ancora oggi (ma che è comunque privato da qualunque riferimento all’altro, più ampio, grido popolare, che era dedicato appunto alla “Sicilia Indipendente”) prevale la tendenza – rafforzatasi da qualche decennio a questa parte – di scorporare dalla “SICILIANITÀ” il “FESTINO” stesso, nonché le altre manifestazioni religiose e popolari dedicate, in ogni città e parte della Sicilia, ai rispettivi Santi Patroni.

È un fenomeno, che ci permettiamo di stigmatizzare anche perché abbiamo il sospetto che faccia parte di una “programmazione” più vasta e di un percorso ben articolato di deculturazione e di de-sicilianizzazione. Manovre, queste, che danneggerebbero forse il SICILIANISMO, ma che non porterebbero da nessuna parte. Ed alle quali bisognerebbe, con l’aiuto di tutte le Componenti della Società Siciliana, porre rimedio civilmente e democraticamente.

Anche se può sembrare di cattivo gusto, riteniamo doveroso ricordare a noi stessi che l’importanza del Festino e quella delle altre feste religiose patronali (che si svolgevano e che si svolgono, ancora, nelle Città e nei Paesi piccoli e grandi della Sicilia) fu colta, invece, dai Governi Italiani “RISORGIMENTALI” sin dagli inizi della conquista e dell’occupazione della stessa Sicilia da parte dell’Armata ANGLO_SABAUDO-GARIBALDINA-UNGHERESE E MAFIOSA del 1860.

Non a caso furono, pertanto, proibiti tutti i festeggiamenti, nonché le relative pubbliche processioni. Furono, insomma, vietate manifestazioni esterne alle chiese ed a vasta partecipazione popolare. Il Festino di Santa Rosalia fu ovviamente il primo ad essere “vietato” … e “mutilato”. Il divieto si protrasse per ben 36 anni e sarebbe stato revocato soltanto a seguito delle pressioni esercitate da Giuseppe PITRÈ e da altri intellettuali siciliani alla fine del XIX secolo.

Era stato, questo, un lungo VERGOGNOSO “divieto” che mirava a colpire l’IDENTITÀ CULTURALE, NAZIONALE e RELIGIOSA del Popolo Siciliano. E che ben si inquadrava in un RISORGIMENTO ITALIANO sostanzialmente ANTICATTOLICO ED ANTI-MERIDIONALE. (a destra, foto tratta da ilportaledelsud.org)

Sono fatti, questi, che si commentano da soli!

Per il momento non aggiungiamo altro che l’AUGURIO di un FUTURO e di un FESTINO migliori.

ANTUDU!

 


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