Tutti in coda per un telefono

Le lunghe code che si sono formate fuori dai negozi Apple per l’uscita dell’iPhone erano esagerate e in alcuni casi perfino comiche. Ma hanno dato vita a un fenomeno interessante: l’evento è stato raccontato dal vivo su internet attraverso i blog e i video girati dalla gente in fila. È una grande novità perché segna l’inizio dei reportage in diretta dei cittadini. Due mesi fa, quando il video della sparatoria al Virginia Tech è finito online poco dopo la tragedia, ho capito che presto avremmo visto le notizie in diretta su internet. Be’, ci siamo.

Tutto questo cambia il rapporto tra i testimoni oculari e i mezzi d’informazione. I giornalisti non hanno più il tempo di montare, impacchettare e verificare le notizie: possono solo decidere se mostrare quello che noi stiamo registrando. In futuro, nelle agenzie di stampa ci saranno persone incaricate di setacciare accuratamente tutto il materiale in arrivo e di segnalare se succede qualcosa di importante.

Mio figlio Jake mi ha raccontato che Justine, una delle blogger di Justin.tv, non ha più bisogno di portarsi dietro uno zainetto: la sua piccola videocamera è collegata a un computer Vaio che tiene nella borsetta. I furgoni, le antenne, i macchinari che trasmettono via satellite e il personale specializzato sono stati sostituiti da una semplice borsetta.
E presto saranno sostituiti da un telefono. Le notizie diventeranno interattive e il pubblico potrà intervenire, facendo le domande al giornalista o suggerendogli quale dettaglio inquadrare. Gli sms e i gps ci avviseranno quando saremo vicini a un posto dove sta accadendo qualcosa. Chi si troverà all’aeroporto di Glasgow con un videofonino riceverà un sms che gli suggerirà di allontanarsi subito, o magari di filmare quello che vede: un’auto in fiamme che ha appena sfondato il vetro del terminal.

I dubbi dei giornalisti
Immaginate il giornalista della Cnn Wolf Blitzer di fronte a un muro di teleschermi che mostrano i nostri video. Immaginate la Bbc che si mette in contatto con uno spettatore presente sul luogo dei fatti e gli chiede di riprendere la notizia. Immaginate Cbs News che si prepara all’arrivo di un uragano chiedendo al pubblico di inviare in redazione le proprie testimonianze video.

Immaginate infine di poter aggirare i grandi network grazie a un sistema che consente di scambiarsi informazioni su cosa sta accadendo e dove. È esattamente quello che è successo con l’iPhone. Certo, esistono alcuni rischi. Quando parlo con i giornalisti non fanno che lamentarsi di tutto quello che potrebbe andare storto. È inevitabile e un po’ triste che la pensino così.

È vero: qualcuno potrebbe mettere in giro un video falso. Ma saremmo sempre liberi di aggiungere una scritta in sovrimpressione, chiedere conferma ad altre persone che si trovano nella stessa zona oppure decidere di non mandare in onda il video. Inoltre potremmo anche trovare il modo di lavorare solo con collaboratori fidati ed escludere gli altri. Probabilmente a volte avremmo dei dubbi su quello che vediamo, ma in fondo il compito di un bravo giornalista è anche quello di instillare il dubbio.

Del resto, in un’epoca di notizie 24 ore su 24, l’alfabetizzazione informativa del pubblico è già una realtà. Potremmo sentire o vedere cose spiacevoli, oppure trovarci in pericolo all’aeroporto di Glasgow e urlare “Oh, merda!”. A me scapperebbe sicuramente. È vero, attraverso gli occhi di una persona vediamo un solo lato della storia. Ma con tante persone avremmo un quadro più ampio rispetto a quello fornito dal furgone che di solito arriva sul posto quando la notizia è finita. O dai telegiornali specializzati in tortuosi giri di parole: “Stamattina la polizia stava dando la caccia a… i vigili del fuoco all’alba stavano rovistando… i vicini oggi si chiedevano…”.

La vita diventerà un canale di notizie a getto continuo e noi le vedremo attraverso gli occhi dei testimoni. Le file di persone davanti agli Apple store possono sembrare un fatto irrilevante. Ma hanno cambiato profondamente il modo in cui percepiamo le notizie.

(Jeff Jervis è professore di giornalismo alla City university di New York.
Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo “iPhone and the future of news”)


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