Diamante grezzo: quando la musica entra dentro

La band dei Diamante grezzo è da circa tre anni una delle più belle realtà del sottobosco musicale catanese. Il loro genere spazia dal blues e dalla musica nera in genere, tanto cara alla cantante (Marina Monaco), al rock minimalista inglese e americano, considerando l’uso della chitarra slide e dell’armonica e di alcuni insert di soprano.

Il gruppo è stato presente, con una serie pressocchè ininterrotta di esibizioni live, in tantissimi locali siciliani. Partecipa a trasmissioni radiofoniche presso stazioni radio nazionali ( Radiouno Rai) e locali (Radio Antenna Uno, Radio Delfino), e a trasmissioni televisive a diffusione nazionale (La domenica del villaggio, Rete 4) e locale (TVE, Tele Stampa Sud).

L’intervista ad Alessio Patanè, chitarrista della band e autore dei testi e della musica, nonché studente della facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania, potrà farci comprendere in maniera migliore il perché questa band ci prenda dentro, con la semplicità e la simpatia che lo contraddistinguono. La band comprende inoltre: Emanuele Puglisi (Batteria), Alberto Mantegna (Basso), Antony Panebianco (Tastiere) e la già citata Marina Monaco (Voce).

Da quanto tempo suoni?

Da tredici anni.

Hai sempre suonato la chitarra elettrica?

No. Io nasco come bassista elettrico in un gruppo punk di scarsa fortuna.

Perché la scelta della chitarra elettrica?

Sinceramente non lo so. Mia madre mi racconta che fin da piccolo appena vedevo una chitarra impazzivo e dovevo andare a toccarla e a strimpellarla.

Quale musica ascolti?

Ho ascolti molto vari. Ascolto di tutto, principalmente musica rock. Ho un’adorazione viscerale e incondizionata per Jeff Buckley, per Chris Cornell e i Sound Garden e per i Pearl Jam. Voglio aggiungere Franco Battiato, che è un punto di riferimento costante.

Quali generi musicali ti hanno influenzato nello scrivere le tue canzoni?

La risposta è quella di prima. Molto i Pearl Jam, Jeff Buckley, i Sound Garden e un’attenzione particolare alle liriche che cercano di non essere mai banali e in questo Battiato è sempre stato un maestro indiscusso.

A cosa ti ispiri quando scrivi i testi?

Sostanzialmente a tutto quello che vedo e che mi piace o a tutto quello che non mi piace e che vorrei cambiare. Insomma le cose di ogni giorno, cercando di non essere mai banale.

Sei l’ideatore della band? Se no, chi è?

Diciamo che nel gruppo siamo cinque “teste pensanti”, ognuno ha un ruolo ben preciso. In sede di arrangiamento questo si vede perché ognuno porta le proprie idee, il proprio bagaglio. Diciamo che le canzoni nascono da me e poi gli altri componenti portano il loro beneficio.

Come vi siete conosciuti?

Con Marina, alla quale sono legato da profonda amicizia, ci siamo conosciuti in facoltà. Alberto ci è stato consigliato dal suo maestro, Nellino Noce, quando era ancora giovanissimo. Ma era molto promettente e i fatti gli hanno dato ragione. Tramite Alberto è entrato Emanuele, altrettanto giovane ed altrettanto bravo, una fonte di energia inesauribile. Il quinto elemento è Antony, un tastierista che a Catania non ha bisogno di presentazioni.

Cosa volete comunicare a chi vi ascolta?

Non credo che da parte nostra ci sia la volontà di dire agli altri cosa fare e come farlo, sarebbe presuntuoso. Da parte nostra c’è una voglia di comunicare, che è sempre presente nei testi. “The unicorn”, che è una delle nostre canzoni inno, parla appunto di questo:”Ho cercato ardentemente di comunicare il messaggio della mia voce”. Forse si, se vogliamo comunicare qualcosa è un invito alle persone a non rimanere chiuse in se stesse ma a cercare sempre un confronto, un contatto, anche uno scontro, purchè questo sia fonte di crescita. Ringraziamo Alessio e auguriamo a tutti voi un Buon ascolto.

 


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