Librino, un quartiere senza identità

Librino è un quartiere senza identità. È questo il dato principale che emerge dalla ricerca dal titolo “Il quartiere di Librino. Percezione e atteggiamenti sulle problematiche infrastrutturali e dei servizi”, condotta su iniziativa della CGIL Catania e della Fillea, dal CeDoc (Centro Documentazione e Studi sulle Organizzazioni complesse ed i Sistemi locali) in collaborazione con la “rete delle scuole”, cioè gli istituti comprensivi del quartiere (“Angelo Musco”, “Vitaliano Brancati”, “Dusmet”, “Fontanarossa”, “Campanella Sturzo” e “Pestalozzi”). E proprio nell’Auditorium dell’I.C. Musco si è tenuta la presentazione dei risultati di questo lavoro.

La ricerca, condotta tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008, si è svolta analizzando i dati raccolti somministrando dei questionari, contenenti domande su problematiche del quartiere sia di tipo infrastrutturale che socio-economico, ad un campione di abitanti così composto: 549 persone adulte sopra i 16 anni e 372 studenti al di sotto dei 16 anni. In totale circa il 2% della popolazione del quartiere. Ma proprio il dato sulla popolazione ha prodotto le prime difficoltà perché il territorio di Librino è diviso in due municipalità: la IX e la X.

Come evidenziato dal professor Renato D’Amico del CeDoc, un cambio dell’assetto politico istituzionale del territorio sarebbe auspicabile, dato che attualmente i consiglieri di quartiere “occupano poltrone senza occupare poteri”. La IX circoscrizione oltre a Librino comprende anche dei tessuti urbani di tipo diverso, come San Giorgio e il Pigno e il vecchio Borgo Librino, mentre la X circoscrizione oltre al Villaggio Sant’Agata – che fa parte a tutti gli effetti del Piano di Zona Librino – comprende anche San Giuseppe La Rena, Zia Lisa, Fossa Creta e Santa Maria Goretti. Quali e quanti abitanti delle varie circoscrizioni sono abitanti di Librino? Difficile da stabilire perché mancano rilevamenti locali aggiornati, e si è quindi fatto ricorso ai dati ISTAT del censimento 2001. Gli abitanti sono quindi 60 mila effettivi, considerando non solo i residenti ma l’intera popolazione, compresi i numerosi abusivi (da recenti rilevamenti della Facoltà di Ingegneria il 3% degli alloggi risultano “occupati”).

La ricerca fa emergere con chiarezza come tra i residenti non ci sia “consapevolezza territoriale”. Per ognuna delle domande è altissima la frequenza dei “non so”. Una domanda in particolare è esemplificativa di questo fenomeno, non a caso la prima del questionario: “Secondo te esiste un centro del quartiere”? Ben il 50% risponde con un secco “no” mentre il 33% degli adulti e il 48% degli adolescenti risponde con “non so”. Considerando questo dato unito alla mancanza di servizi e attività commerciali non stupisce che sia il cosiddetto “Terzo settore” (associazioni, cooperative sociali) a manifestare una certa progettualità. Non è quindi un caso se lo spunto per la ricerca territoriale sia venuto dalla CGIL, quasi a completare l’indagine antropologica presentata dalla Caritas lo scorso anno (in collaborazione con L’Università Cattolica).

L’incontro è stato anche occasione per Laura Saija, ingegnere e ricercatrice del DAU (Dipartimento di Architettura e Urbanistica) per presentare una ricerca urbanistica, in qualche modo complementare a questa, e condotta dagli studenti del corso di “Tecnica Urbanistica”. “Gli urbanisti hanno creato Librino ora dovremmo chiederci cosa Librino ha da insegnare agli urbanisti.”, premette Saja. Ed è proprio partendo da questa semplice domanda che i circa 70 studenti del corso hanno effettuato per circa un mese rilevamenti territoriali sull’assetto urbanistico del territorio della IX e X circoscrizione, sulla struttura degli edifici, sul loro stato di conservazione ed effettueranno come prova d’esame un progetto per interventi di recupero del territorio. Dai rilevamenti (in parte pubblicati sul numero di Giugno de “La Periferica”) emerge soprattutto la mancanza di servizi, che semplicemente per quantità e qualità non rispettano i minimi di legge (per la precisone il DM 1444 del 68). Gravi ed evidenti i problemi alle strutture causati alle fondamenta degli edifici dalle falde acquifere sotterranee, con oltre metà degli edifici da ristrutturare in maniera urgente. Le differenze fra i “tipi edilizi” principali sono fra le cooperative e case popolari ma all’interno del modo di costruire le case popolari ci sono differenze. L’ingegnere Saija sottolinea come l’errore di fondo nella riqualificazione e nella progettazione sia stato finora di “scala”, ovvero come per l’immenso Parco del viale San Teodoro (non ancora completato) e la nuova megavariante al Piano Regolatore che prevede costruzioni nuove fino a un milione di metri quadri, senza adeguata destinazione di servizi. In sostanza, si sono spese cifre enormi per opere immense, quando ci vorrebbero interventi mirati.

Tutti i relatori del convegno sottolineano la necessità di creare una identità al quartiere. Ma le soluzioni sono a volte differenti. Se così Franco Martini (Fillea) rivolge il suo sguardo all’edilizia sostenibile, mercato che offre grandi opportunità al mercato del lavoro, in quantità e soprattutto in qualità con lavori specializzati, Antonio Presti, patron di Fiumara d’Arte rovescia i termini del discorso: l’arte e gli artisti non chiedono riqualificazione,ma rispetto e cambiamento. “La mia denuncia è il fare, la nostra idea è il museo d’arte contemporanea, che inizierà con l’opera dei ragazzi delle scuole sull’asse attrezzato (il grande asse viario che divide in due Librino, ndr). Utopia non è quello che non si vuol realizzare ma quello che il sistema non vuole si realizzi. Quello che noi facciamo nascere da interesse dei privati,come dono. Penso che il museo d’arte contemporanea farà diventare Librino famosa nel mondo, creando un flusso di turisti”. Basta cambiare le insegne: l’indicazione Museo D’Arte Contemporanea verso Librino e non verso il Centro cittadino.

Cristina Cascio, preside della scuola Musco che ospita il dibattito, si riaggancia discorso di Presti: “Quando sono arrivata quattro anni fa come dirigente scolastico pensavo servisse tutt’altro rispetto che dell’ “idea della bellezza” di Librino sostenuta da Presti. Invece mi sono dovuta ricredere, i ragazzi rispondono in maniera positiva a questi stimoli, in un ambiente curato stanno più attenti e se sentono gli ambienti propri si comportano bene, invitano gli amici a rispettare il patrimonio comune”.

E le istituzioni? Fabio Scaccia, presidente di Confindustria Catania, non ha dubbi: senza un vero decentramento amministrativo nulla cambierà: “Ci vuole una rappresentanza vera, visto che le campagne elettorali si fanno a Librino e parlando di Librino.”

Tutto si può fare, purché i cittadini siano parte del progetto e non subiscano passivamente decisioni imposte dall’alto: “Non rischiamo di fare discussioni senza coinvolgere i diretti interessati, come dei missionari. Non è complicato per il sindacato fare tutto questo, cioè analizzare e coinvolgere l’Università per confermare le intuizioni e poi chiamare i riferimenti culturali sul territorio. Vogliamo che Librino diventi “campo di sperimentazione” della CGIL siciliana, a partire dai giovani e dalla scuola. Solo così si può avviare un processo di progressivo “protagonismo” che faccia cambiare il quartiere”.


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